Gli studi sulle problematiche economiche e produttive stanno abbandonando progressivamente il livello nazionale, per assumere sempre più i contorni di un confronto a livello locale; tale tendenza, inoltre, appare sentita non solamente dagli esperti, ma sembra aver interessato, a vario titolo, anche i policy makers, per i quali una lettura dei fatti a livello territoriale viene ad assumere un ruolo sempre più centrale: si pensi, ad esempio, agli sforzi compiuti dalle istituzioni locali nella predisposizione di piani di sviluppo (solitamente a livello regionale), o agli indirizzi della politica comunitaria (a partire dal Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006), per la quale la competizione tra i territori è la modalità prescelta per sostenere lo sviluppo economico regionale (sono proprio le regioni, del resto, i destinatari dei fondi e dei finanziamenti comunitari). In tale contesto, il tentativo di incentivare le aree meno sviluppate d’Europa al fine di ridurre il gap strutturale tra queste e quelle maggiormente dotate (in termini di prodotto ottenuto, occupazione creata, ricchezza generata, ecc…) non sembra aver sempre portato quei benefici che i decisori politici si erano inizialmente prefissi. Il presente lavoro si propone, in un’ottica multidimensionale, non tanto di far emergere i ben noti divari strutturali tra le regioni del Mezzogiorno e quelle più sviluppate, ma, soprattutto, di valutare gli eventuali progressi effettuati da un punto di vista strutturale e dinamico, così da determinare, pur in maniera indiretta, in che modo gli aiuti ottenuti siano riusciti ad attivare un virtuoso processo di convergenza verso i valori presentati dalle aree più evolute.

Politiche di sviluppo e processi di convergenza delle regioni italiane del Mezzogiorno

CICCARELLI, Andrea;
2008-01-01

Abstract

Gli studi sulle problematiche economiche e produttive stanno abbandonando progressivamente il livello nazionale, per assumere sempre più i contorni di un confronto a livello locale; tale tendenza, inoltre, appare sentita non solamente dagli esperti, ma sembra aver interessato, a vario titolo, anche i policy makers, per i quali una lettura dei fatti a livello territoriale viene ad assumere un ruolo sempre più centrale: si pensi, ad esempio, agli sforzi compiuti dalle istituzioni locali nella predisposizione di piani di sviluppo (solitamente a livello regionale), o agli indirizzi della politica comunitaria (a partire dal Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006), per la quale la competizione tra i territori è la modalità prescelta per sostenere lo sviluppo economico regionale (sono proprio le regioni, del resto, i destinatari dei fondi e dei finanziamenti comunitari). In tale contesto, il tentativo di incentivare le aree meno sviluppate d’Europa al fine di ridurre il gap strutturale tra queste e quelle maggiormente dotate (in termini di prodotto ottenuto, occupazione creata, ricchezza generata, ecc…) non sembra aver sempre portato quei benefici che i decisori politici si erano inizialmente prefissi. Il presente lavoro si propone, in un’ottica multidimensionale, non tanto di far emergere i ben noti divari strutturali tra le regioni del Mezzogiorno e quelle più sviluppate, ma, soprattutto, di valutare gli eventuali progressi effettuati da un punto di vista strutturale e dinamico, così da determinare, pur in maniera indiretta, in che modo gli aiuti ottenuti siano riusciti ad attivare un virtuoso processo di convergenza verso i valori presentati dalle aree più evolute.
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