ABSTRACT. Di fronte all’evoluzione della regolazione sovranazionale in tema di climate change, a livello UE e globale cresce l’attenzione sul divario tra i flussi finanziari per il clima e la necessità di intensificare gli sforzi di adattamento agli impatti degli eventi climatici estremi, rafforzando le strutture di governance. In vista di un complesso bilanciamento degli interessi idoneo ad assicurare risultati di efficiente tutela della persona e competitività economica nel quadro dell’assetto costituzionale del rapporto tra poteri pubblici e autonomia privata (artt. 41 e 118, co. 4, Cost.), il saggio indaga nuovi spazi delle Fondazioni di origine bancaria (Fondazioni) nell’azione di adattamento al clima, delineando una proposta di rimodulazione del sistema di governance di cui al recente Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC) e verificandone la validità in termini di coerenza normativa e di efficienza del sistema. In chiave storico-comparativa, l’indagine trae sostegno nelle esperienze più significative che nell’ordinamento statunitense dei primi decenni dello scorso secolo hanno segnato la storia dell’impegno filantropico a supporto delle conoscenze tecnico-scientifiche necessarie per una pianificazione territoriale attenta ai rischi climatici. Il rinnovato scenario della climate philanthropy orienta, infine, l’individuazione delle ricadute teoriche e applicative della Carta delle Fondazioni e del “senso” ad essa attribuito dalla dottrina civilistica nel quadro costituzionale della sussidiarietà sul piano delle strategie d’intervento che definiscono l’azione delle Fondazioni per il clima. L’indagine rileva come i principi di territorialità e di armonico contributo ai processi di sviluppo economico-sociale del territorio rafforzino il ruolo di tali enti nella sfida, affatto nuova, dell’adattamento climatico delle comunità locali.

Fondazioni di origine bancaria, sussidiarietà e adattamento dei territori: una rilettura civilistica della climate governance

Rametta Raffaella
2025-01-01

Abstract

ABSTRACT. Di fronte all’evoluzione della regolazione sovranazionale in tema di climate change, a livello UE e globale cresce l’attenzione sul divario tra i flussi finanziari per il clima e la necessità di intensificare gli sforzi di adattamento agli impatti degli eventi climatici estremi, rafforzando le strutture di governance. In vista di un complesso bilanciamento degli interessi idoneo ad assicurare risultati di efficiente tutela della persona e competitività economica nel quadro dell’assetto costituzionale del rapporto tra poteri pubblici e autonomia privata (artt. 41 e 118, co. 4, Cost.), il saggio indaga nuovi spazi delle Fondazioni di origine bancaria (Fondazioni) nell’azione di adattamento al clima, delineando una proposta di rimodulazione del sistema di governance di cui al recente Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC) e verificandone la validità in termini di coerenza normativa e di efficienza del sistema. In chiave storico-comparativa, l’indagine trae sostegno nelle esperienze più significative che nell’ordinamento statunitense dei primi decenni dello scorso secolo hanno segnato la storia dell’impegno filantropico a supporto delle conoscenze tecnico-scientifiche necessarie per una pianificazione territoriale attenta ai rischi climatici. Il rinnovato scenario della climate philanthropy orienta, infine, l’individuazione delle ricadute teoriche e applicative della Carta delle Fondazioni e del “senso” ad essa attribuito dalla dottrina civilistica nel quadro costituzionale della sussidiarietà sul piano delle strategie d’intervento che definiscono l’azione delle Fondazioni per il clima. L’indagine rileva come i principi di territorialità e di armonico contributo ai processi di sviluppo economico-sociale del territorio rafforzino il ruolo di tali enti nella sfida, affatto nuova, dell’adattamento climatico delle comunità locali.
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