Ursenius Ferox è una figura di giurista che sembrava sepolta dalla storia. E in parte è stato proprio così, cosiderando che di lui si sa che probabilmente visse nell’epoca degli imperatori Nerone e Vespasiano con il console Iulius Ferox d’epoca traianea. Sappiamo per certo che fu anteriore a Giuliano, e questo ci è noto proprio tramite il giurista che in base all’Indice fiorentino del Digesto scrisse su di lui quattro libri. A colmare una lacuna della romanistica interviene adesso Lucio Parenti con un articolato saggio monografico in formulazione tripartita, con i capitoli (a loro volta scanditi da paragrafi). Lo studioso nella propria indagine scientifica, però, non si limita a riportarlo alla luce con una semplice operazione di palingenesi critica, quanto piuttosto attraverso un’analisi rigorosa, puntuale e soprattutto ad ampio raggio che ne rivaluta il pensiero e il peso nella produzione giuridica romana, finora sottaciuto e sottovalutato. Un solo studio gli è stato dedicato per di più abbastanza sintetico, né all’estero questo personaggio ha goduto di miglior fortuna tra i romanisti: lo comprova anche il fatto che ci è ignoto persino se sia appartenuto alla schiera dei proculiani o dei sabiniani. Lucio Parenti tra i punti fermi pone la produzione di almeno dieci libri, dato che non va considerato in contrasto con i quattro del corpus giulianeo dell’Ad Urseium Ferocem a suo dire frutto di una scelta in base al requisito della casistica con responsa, ma anche quaestiones. Attribuisce, pertanto, all’opera di Giuliano certamente una connotazione di commento lemmatico con note spesso solo integrative, esplicative e di mero accoglimento, ma in un disegno complessivo e come emerso da un certosino raffronto fa concretare la possibilità che lo stesso non si fosse limitato all’annotazione, spingendosi fino a prendere ispirazione da Urseio per considerazioni elaborate e originali. Aspetto, questo, che lungi dal semplificare, complica il quadro ricostruttivo, ma che allo stesso tempo fa da ponte alla seconda parte della ricerca. Il volume, che si inserisce con originalità nel grande mosaico della romanistica, brilla per accuratezza e profondità di indagine. Il linguaggio e l’analisi scientifica ne fanno un testo originale e sapido destinato rigorosamente agli specialisti che vi possono rinvenire utili elementi chiarificatori sul ruolo di un personaggio collocato in secondo piano ma non necessariamente da mantenere ai margini dell’esperienza giuridica romana.

recensione a Lucio Parenti, Urseius Ferox. I. Materiali per una palingenesi

luigi sandirocco
2023-01-01

Abstract

Ursenius Ferox è una figura di giurista che sembrava sepolta dalla storia. E in parte è stato proprio così, cosiderando che di lui si sa che probabilmente visse nell’epoca degli imperatori Nerone e Vespasiano con il console Iulius Ferox d’epoca traianea. Sappiamo per certo che fu anteriore a Giuliano, e questo ci è noto proprio tramite il giurista che in base all’Indice fiorentino del Digesto scrisse su di lui quattro libri. A colmare una lacuna della romanistica interviene adesso Lucio Parenti con un articolato saggio monografico in formulazione tripartita, con i capitoli (a loro volta scanditi da paragrafi). Lo studioso nella propria indagine scientifica, però, non si limita a riportarlo alla luce con una semplice operazione di palingenesi critica, quanto piuttosto attraverso un’analisi rigorosa, puntuale e soprattutto ad ampio raggio che ne rivaluta il pensiero e il peso nella produzione giuridica romana, finora sottaciuto e sottovalutato. Un solo studio gli è stato dedicato per di più abbastanza sintetico, né all’estero questo personaggio ha goduto di miglior fortuna tra i romanisti: lo comprova anche il fatto che ci è ignoto persino se sia appartenuto alla schiera dei proculiani o dei sabiniani. Lucio Parenti tra i punti fermi pone la produzione di almeno dieci libri, dato che non va considerato in contrasto con i quattro del corpus giulianeo dell’Ad Urseium Ferocem a suo dire frutto di una scelta in base al requisito della casistica con responsa, ma anche quaestiones. Attribuisce, pertanto, all’opera di Giuliano certamente una connotazione di commento lemmatico con note spesso solo integrative, esplicative e di mero accoglimento, ma in un disegno complessivo e come emerso da un certosino raffronto fa concretare la possibilità che lo stesso non si fosse limitato all’annotazione, spingendosi fino a prendere ispirazione da Urseio per considerazioni elaborate e originali. Aspetto, questo, che lungi dal semplificare, complica il quadro ricostruttivo, ma che allo stesso tempo fa da ponte alla seconda parte della ricerca. Il volume, che si inserisce con originalità nel grande mosaico della romanistica, brilla per accuratezza e profondità di indagine. Il linguaggio e l’analisi scientifica ne fanno un testo originale e sapido destinato rigorosamente agli specialisti che vi possono rinvenire utili elementi chiarificatori sul ruolo di un personaggio collocato in secondo piano ma non necessariamente da mantenere ai margini dell’esperienza giuridica romana.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/139120
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