The Sala della Fama was certainly performed after the underlying Sala dell’Aurora and represents the glorification of the Ludovisi family. The decoration shows the personifications of Fame (center), Honor and Military Virtue (below), accompanied by the Phoenix, symbol of eternal rebirth (above) and by a putto with a royal and a laurel crown in hand (reference to Glory, also to the Love of Virtue). These allegorical figures are inspired by Cesare Ripa's Iconologia, a compendium of figurative descriptions first published in Rome in 1593. The composition of the entire decorative cycle refers to the Solomonic virtues, that is, the qualities of good governance referring to the biblical King Solomon, whose deeds are remembered in the medallions inserted in the underlying quadratures by Agostino Tassi: the "golden period", as remembered by the Old Testament under the government of the third ruler of Israel, becomes a metaphor for the political rise of the Ludovisi family under the pontificate of Gregory XV. Although it constitutes the climax of the entire decoration of the villa, the Sala della Fama is scarcely remembered by the critical-literary sources which often misinterpreted its meaning. Even from a technical point of view, the decorative cycle was almost always remembered as a buon fresco; the diagnostic analyzes, performed for this publication, show an experimental pictorial execution, probably projected by Guercino to meet two different needs: the speed of execution without sacrificing the vivid and brilliant effect typical of the buon fresco. For the compositional layout that includes unrelated figurations, the daring poses and the juxtaposed (and no longer tonal) chromatic drafting, the Fama marks the first example of that "second manner" that Guercino fully achieved with the Burial and Glory of Santa Petronilla, performed a few months later.

Certamente eseguito dopo la sottostante Sala dell’Aurora, il ciclo decorativo del piano nobile manifesta una allegorica glorificazione della famiglia Ludovisi: l’iconografia, che mostra le personificazioni della Fama (al centro), dell’Onore e della Virtù militare (in basso), accompagnate dalla Fenice, simbolo di eterna rinascita (in alto) e da un putto con una corona regale e una d’alloro in mano (riferimento alla Gloria, anche all’Amore di Virtù), è tratta dall’Iconologia di Cesare Ripa, compendio di descrizioni figurative editato per la prima volta a Roma nel 1593. La composizione dell’intero ciclo decorativo fa riferimento alle virtù salomoniche, vale a dire le qualità di buon governo riferite al re biblico Salomone, le cui gesta sono ricordate nei medaglioni inseriti nelle sottostanti quadrature di Agostino Tassi: il riferimento al periodo d’oro sotto il governo del terzo sovrano d’Israele, così come narrato dall’Antico Testamento, è utilizzato come metafora dell’ascesa politica della famiglia Ludovisi sotto il pontificato di Gregorio XV. Nonostante costituisca il culmine dell’intera decorazione della villa, la Sala della Fama è scarsamente ricordata dalle fonti critico-letterarie che spesso ne travisarono il significato. Anche da un punto di vista tecnico, il ciclo fu quasi sempre ricordato come un affresco; la campagna diagnostica eseguita per la presente pubblicazione, mostra un’esecuzione pittorica sperimentale, verosimilmente ideata da Guercino per ottemperare a due esigenze diverse: la velocità d’esecuzione senza rinunciare all’effetto vivido e brillante tipico dell’affresco. Per l’impaginato compositivo che prevede figurazioni slegate tra loro, le pose ardite e la stesura cromatica giustapposta e non più tonale, la Fama segna il primo esempio di quella “seconda maniera” che Guercino raggiunse pienamente con la Sepoltura e Gloria di Santa Petronilla, eseguita pochi mesi più tardi.

La sala della Fama

Cecilia Paolini
2022-01-01

Abstract

The Sala della Fama was certainly performed after the underlying Sala dell’Aurora and represents the glorification of the Ludovisi family. The decoration shows the personifications of Fame (center), Honor and Military Virtue (below), accompanied by the Phoenix, symbol of eternal rebirth (above) and by a putto with a royal and a laurel crown in hand (reference to Glory, also to the Love of Virtue). These allegorical figures are inspired by Cesare Ripa's Iconologia, a compendium of figurative descriptions first published in Rome in 1593. The composition of the entire decorative cycle refers to the Solomonic virtues, that is, the qualities of good governance referring to the biblical King Solomon, whose deeds are remembered in the medallions inserted in the underlying quadratures by Agostino Tassi: the "golden period", as remembered by the Old Testament under the government of the third ruler of Israel, becomes a metaphor for the political rise of the Ludovisi family under the pontificate of Gregory XV. Although it constitutes the climax of the entire decoration of the villa, the Sala della Fama is scarcely remembered by the critical-literary sources which often misinterpreted its meaning. Even from a technical point of view, the decorative cycle was almost always remembered as a buon fresco; the diagnostic analyzes, performed for this publication, show an experimental pictorial execution, probably projected by Guercino to meet two different needs: the speed of execution without sacrificing the vivid and brilliant effect typical of the buon fresco. For the compositional layout that includes unrelated figurations, the daring poses and the juxtaposed (and no longer tonal) chromatic drafting, the Fama marks the first example of that "second manner" that Guercino fully achieved with the Burial and Glory of Santa Petronilla, performed a few months later.
2022
Certamente eseguito dopo la sottostante Sala dell’Aurora, il ciclo decorativo del piano nobile manifesta una allegorica glorificazione della famiglia Ludovisi: l’iconografia, che mostra le personificazioni della Fama (al centro), dell’Onore e della Virtù militare (in basso), accompagnate dalla Fenice, simbolo di eterna rinascita (in alto) e da un putto con una corona regale e una d’alloro in mano (riferimento alla Gloria, anche all’Amore di Virtù), è tratta dall’Iconologia di Cesare Ripa, compendio di descrizioni figurative editato per la prima volta a Roma nel 1593. La composizione dell’intero ciclo decorativo fa riferimento alle virtù salomoniche, vale a dire le qualità di buon governo riferite al re biblico Salomone, le cui gesta sono ricordate nei medaglioni inseriti nelle sottostanti quadrature di Agostino Tassi: il riferimento al periodo d’oro sotto il governo del terzo sovrano d’Israele, così come narrato dall’Antico Testamento, è utilizzato come metafora dell’ascesa politica della famiglia Ludovisi sotto il pontificato di Gregorio XV. Nonostante costituisca il culmine dell’intera decorazione della villa, la Sala della Fama è scarsamente ricordata dalle fonti critico-letterarie che spesso ne travisarono il significato. Anche da un punto di vista tecnico, il ciclo fu quasi sempre ricordato come un affresco; la campagna diagnostica eseguita per la presente pubblicazione, mostra un’esecuzione pittorica sperimentale, verosimilmente ideata da Guercino per ottemperare a due esigenze diverse: la velocità d’esecuzione senza rinunciare all’effetto vivido e brillante tipico dell’affresco. Per l’impaginato compositivo che prevede figurazioni slegate tra loro, le pose ardite e la stesura cromatica giustapposta e non più tonale, la Fama segna il primo esempio di quella “seconda maniera” che Guercino raggiunse pienamente con la Sepoltura e Gloria di Santa Petronilla, eseguita pochi mesi più tardi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/126162
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