Il contesto ambientale è ostile quando assume l’aspetto di calamità, di catastrofe o di terreno di coltura di malattie, così come ostile è l’attitudine predatoria attraverso cui l’umano dispone strumentalmente di tutto ciò che lo circonda, all’interno di un modello estrattivista. Negli ultimi anni, la constatazione degli effetti di un’azione antropica deleteria per l’ecosistema, unitamente alla presa di coscienza della necessità di un’inversione di rotta, ha innescato nuove mobilitazioni ambientaliste su scala globale. Contemporaneamente, la pandemia di Covid-19 ha introdotto concretamente l’ipotesi che la devastazione ambientale fosse all’origine anche della diffusione di un buon numero di malattie contagiose potenzialmente mortali. A partire dagli strumenti dell’ecologia politica, ci siamo interrogati sul fenomeno pandemico entro la cornice più ampia costituita dalla relazione dialettica tra l’essere umano e il territorio in cui vive, in una considerazione sistemica del rapporto tra ambiente e salute. Il numero copre un arco temporale che dall’inizio del Novecento arriva – anche per gli effetti delle devastazioni ambientali – ai giorni nostri. Presentiamo quindi episodi di conflitto sociale che, in maniera più o meno intensa ed esplicita, tematizzano la questione ambientale tenendo conto della «grande accelerazione» dell’influenza dell’essere umano sulla biosfera – proliferazione dei processi di accumulazione delle risorse, incremento dell’utilizzo energetico, aumento demografico, erosione di ecosistemi e forme di vita, espansione dei complessi urbani – avvenuta soprattutto a partire dal 1945 – e dell’intreccio fra ingiustizia sociale e ingiustizia ambientale.

Eppure soffia ancora. Territori, salute, movimenti

Tommaso Rebora
;
2022-01-01

Abstract

Il contesto ambientale è ostile quando assume l’aspetto di calamità, di catastrofe o di terreno di coltura di malattie, così come ostile è l’attitudine predatoria attraverso cui l’umano dispone strumentalmente di tutto ciò che lo circonda, all’interno di un modello estrattivista. Negli ultimi anni, la constatazione degli effetti di un’azione antropica deleteria per l’ecosistema, unitamente alla presa di coscienza della necessità di un’inversione di rotta, ha innescato nuove mobilitazioni ambientaliste su scala globale. Contemporaneamente, la pandemia di Covid-19 ha introdotto concretamente l’ipotesi che la devastazione ambientale fosse all’origine anche della diffusione di un buon numero di malattie contagiose potenzialmente mortali. A partire dagli strumenti dell’ecologia politica, ci siamo interrogati sul fenomeno pandemico entro la cornice più ampia costituita dalla relazione dialettica tra l’essere umano e il territorio in cui vive, in una considerazione sistemica del rapporto tra ambiente e salute. Il numero copre un arco temporale che dall’inizio del Novecento arriva – anche per gli effetti delle devastazioni ambientali – ai giorni nostri. Presentiamo quindi episodi di conflitto sociale che, in maniera più o meno intensa ed esplicita, tematizzano la questione ambientale tenendo conto della «grande accelerazione» dell’influenza dell’essere umano sulla biosfera – proliferazione dei processi di accumulazione delle risorse, incremento dell’utilizzo energetico, aumento demografico, erosione di ecosistemi e forme di vita, espansione dei complessi urbani – avvenuta soprattutto a partire dal 1945 – e dell’intreccio fra ingiustizia sociale e ingiustizia ambientale.
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