Why is the notion of performance carving out a pivotal place in contemporary humanities studies, which are moreover confronted with the challenges that technological transformations bring to traditional genres and forms of literature? There are plausibly many reasons, one of the most important being the following: it allows us to grasp and understand, in an original and fertile perspective, the common ground of the performing arts (theatre, dance, music), literature and new media/digital narrative formats. How does it happen? Thinking about human culture through the methodological lens constituted by the notion of performance facilitates an intellectual projection that moves from the historical position of the present a step backwards (towards what there was before literature) and a step forwards (towards what there will be – but in fact has already begun to be – after literature). Conjuring up what I call the “performatic dimension”, the essay aims to undertake a survey (very provisional and partial, of course) of a number of studies which, especially within the framework of cognitivist approaches to the study of narrative, seem to have opened up to an intrinsic dialogue with the field of Performance Studies.

Perché negli studi studi umanistici contemporanei, posti peraltro di fronte alle sfide che le trasformazioni tecnologiche apportano ai generi e alle forme tradizionali della letteratura, la nozione di performance si sta ritagliando una decisa centralità? I motivi sono plausibilmente molteplici, ma uno dei più importanti sta nel fatto che consente di cogliere e comprendere, in una prospettiva originale e fertile, la base comune ad arti performative (teatro, danza, musica), letteratura e nuovi formati narrativi mediali/digitali. Come? Pensare la cultura umana attraverso la lente metodologica costituita dalla nozione di performance agevola una proiezione intellettuale che muove dalla posizione storica del presente un passo all’indietro (verso ciò che c’era prima della letteratura) e un passo in avanti (verso ciò che ci sarà – ma che in realtà ha già cominciato da tempo ad esserci – dopo la letteratura). Mediante la specificazione di quella che propongo di chiamare la “dimensione performatica” delle arti performative il saggio si propone di avviare una ricognizione (molto provvisoria e parziale, ovviamente) di un certo numero di studi che, specialmente nell’ambito degli approcci cognitivisti allo studio della narrativa, sembrano essersi aperti a un intrinseco dialogo con le teorizzazioni proprie del campo dei Performance Studies.

Le fonti performatiche dell’istanza narrativa. Avvio di una ricognizione della letteratura di riferimento

deriu fabrizio
2021-01-01

Abstract

Why is the notion of performance carving out a pivotal place in contemporary humanities studies, which are moreover confronted with the challenges that technological transformations bring to traditional genres and forms of literature? There are plausibly many reasons, one of the most important being the following: it allows us to grasp and understand, in an original and fertile perspective, the common ground of the performing arts (theatre, dance, music), literature and new media/digital narrative formats. How does it happen? Thinking about human culture through the methodological lens constituted by the notion of performance facilitates an intellectual projection that moves from the historical position of the present a step backwards (towards what there was before literature) and a step forwards (towards what there will be – but in fact has already begun to be – after literature). Conjuring up what I call the “performatic dimension”, the essay aims to undertake a survey (very provisional and partial, of course) of a number of studies which, especially within the framework of cognitivist approaches to the study of narrative, seem to have opened up to an intrinsic dialogue with the field of Performance Studies.
2021
Perché negli studi studi umanistici contemporanei, posti peraltro di fronte alle sfide che le trasformazioni tecnologiche apportano ai generi e alle forme tradizionali della letteratura, la nozione di performance si sta ritagliando una decisa centralità? I motivi sono plausibilmente molteplici, ma uno dei più importanti sta nel fatto che consente di cogliere e comprendere, in una prospettiva originale e fertile, la base comune ad arti performative (teatro, danza, musica), letteratura e nuovi formati narrativi mediali/digitali. Come? Pensare la cultura umana attraverso la lente metodologica costituita dalla nozione di performance agevola una proiezione intellettuale che muove dalla posizione storica del presente un passo all’indietro (verso ciò che c’era prima della letteratura) e un passo in avanti (verso ciò che ci sarà – ma che in realtà ha già cominciato da tempo ad esserci – dopo la letteratura). Mediante la specificazione di quella che propongo di chiamare la “dimensione performatica” delle arti performative il saggio si propone di avviare una ricognizione (molto provvisoria e parziale, ovviamente) di un certo numero di studi che, specialmente nell’ambito degli approcci cognitivisti allo studio della narrativa, sembrano essersi aperti a un intrinseco dialogo con le teorizzazioni proprie del campo dei Performance Studies.
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