Il software rappresenta forse l’esempio più emblematico di una nuova tendenza espansionistica della P.I. consistente nella possibilità di proteggere un determinato subject matter attraverso più paradigmi proprietari che, sebbene pensati dal legislatore come strumenti di protezione alternativi, finiscono per divenire cumulativi. Come noto, infatti, i programmi per elaboratore elettronico trovano immediata protezione nel diritto d’autore, per il fatto stesso della creazione, come tradizionalmente accade per le opere dell’ingegno. E ancora, quei software che siano in grado di comandare un dispositivo elettronico hardware al fine di realizzare una nuova utilità di natura tecnica, i cui effetti dunque producono immediati risultati industriali, sono passibili di ottenere protezione brevettuale sotto forma di computer-implemented-inventions. Ma vi è di più. Sia la protezione autoriale, sia quella brevettuale non impongono la divulgazione dei sorgenti impiegati nella scrittura del programma, né di altre informazioni tecniche relative ai listati impiegati per svilupparlo, consentendo così l’ingresso di un ulteriore mezzo di protezione: il segreto industriale. La possibile coesistenza dei tre regimi di tutela sul medesimo subject matter suscita non poca preoccupazione. La letteratura economica non ha mancato di evidenziare, invero, con riferimento al diritto dei brevetti, situazioni di vero e proprio “collasso” del sistema, lì dove la presenza di una moltitudine di privative su di una innovazione (di natura complessa) di fatto neutralizzava il potere escludente derivante da ogni singolo brevetto portando, a causa degli eccessivi costi di transazione, alla paralisi del mercato. Rischi analoghi, se non peggiori, potrebbero manifestarsi nel caso in cui un medesimo bene intangibile sia passibile di protezione non solo da parte di più brevetti, ma da un mix di privative fra loro assai eterogenee.

Protezione del segreto e tutela del software: convergenze, sovrapposizioni, conflitti.

emanuela arezzo
2018-01-01

Abstract

Il software rappresenta forse l’esempio più emblematico di una nuova tendenza espansionistica della P.I. consistente nella possibilità di proteggere un determinato subject matter attraverso più paradigmi proprietari che, sebbene pensati dal legislatore come strumenti di protezione alternativi, finiscono per divenire cumulativi. Come noto, infatti, i programmi per elaboratore elettronico trovano immediata protezione nel diritto d’autore, per il fatto stesso della creazione, come tradizionalmente accade per le opere dell’ingegno. E ancora, quei software che siano in grado di comandare un dispositivo elettronico hardware al fine di realizzare una nuova utilità di natura tecnica, i cui effetti dunque producono immediati risultati industriali, sono passibili di ottenere protezione brevettuale sotto forma di computer-implemented-inventions. Ma vi è di più. Sia la protezione autoriale, sia quella brevettuale non impongono la divulgazione dei sorgenti impiegati nella scrittura del programma, né di altre informazioni tecniche relative ai listati impiegati per svilupparlo, consentendo così l’ingresso di un ulteriore mezzo di protezione: il segreto industriale. La possibile coesistenza dei tre regimi di tutela sul medesimo subject matter suscita non poca preoccupazione. La letteratura economica non ha mancato di evidenziare, invero, con riferimento al diritto dei brevetti, situazioni di vero e proprio “collasso” del sistema, lì dove la presenza di una moltitudine di privative su di una innovazione (di natura complessa) di fatto neutralizzava il potere escludente derivante da ogni singolo brevetto portando, a causa degli eccessivi costi di transazione, alla paralisi del mercato. Rischi analoghi, se non peggiori, potrebbero manifestarsi nel caso in cui un medesimo bene intangibile sia passibile di protezione non solo da parte di più brevetti, ma da un mix di privative fra loro assai eterogenee.
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