In Yugoslavia, in the early post-war years, the organisation of the annual hadž (pilgrimage to Mecca) was bound by the strict guidelines laid down by the State Secretariat for the Interior – (DSUP, Državni Sekretarijat Unutrašnjih Poslova). Between 1949 and 1961, before it took on the dimension of a mass phenomenon, participation in the hadž was strictly limited to a small number of “trusted” religious officials. The attitude of the authorities, over the years, was controversial. For communist executives, the journey to Mecca was first and foremost an opportunity to project the “new face” of Yugoslav socialism in the Eastern Mediterranean Arab countries, during the same period in which it was consumed by the crisis between the Soviet Union Communist Party and the Yugoslav Communist Party (1948-1955). At the same time, the organisation of the hadž was determined by the direction of Yugoslav diplomacy in relations with the countries of the Middle East. The mediation of Bosnian Muslim officials in relations with the political and religious institutions of traditional Muslim Arab countries is evidenced in the numerous reports by the Commission for Religious Affairs (KZVP, Komisija za Vjerska Pitanja) and the Islamic Religious Community (IVZ, Islamska Vjerska Zajednica). The Yugoslav government authority’s attitude regarding the pilgrimage to Mecca, in its dual dimension of a religious and political phenomenon, is a good starting point for opening new areas of investigation into the relationship between the Yugoslav Communist Party, later the League of Yugoslavian Communists (Komunistička Partija Jugoslavije, since 1952 Savez Komunista Jugoslavije) and the Muslim component of Bosnia and Herzegovina.

n Jugoslavia, nei primi anni del secondo dopoguerra, l’organizzazione dell’annuale pellegrinaggio alla Mecca (hadž) era vincolata dalle rigide direttive del Segretariato statale degli Affari Interni (DSUP, Državni Sekretarijat Unutrašnjih Poslova). Tra il 1949 e il 1961, prima che iniziasse ad assumere le connotazioni di un fenomeno di massa, la partecipazione all’hadž fu rigorosamente limitata a un ristretto numero di funzionari religiosi “fidati”. L’atteggiamento delle autorità fu apparentemente controverso. Nonostante le severe restrizioni imposte sul numero dei partecipanti, il viaggio alla Mecca fu anzitutto l’occasione per poter veicolare il “nuovo volto” del socialismo jugoslavo nei Paesi arabi del Mediterraneo orientale, negli stessi anni in cui si consumava la prima grave crisi tra il Partito comunista dell’Unione Sovietica e il Partito comunista jugoslavo (1948-1955). L’organizzazione dell’hadž fu in larga parte condizionata dai rapporti diplomatici jugoslavi con i Paesi del Medioriente. La mediazione dei funzionari musulmani bosniaci nei rapporti diplomatici con le istituzioni politiche e religiose dei Paesi arabi di tradizione islamica, è testimoniata dalle relazioni della Commissione per gli Affari religiosi (KZVP, Komisija za Vjerska Pitanja) e della Comunità religiosa islamica (IVZ, Islamska Vjerska Zajednica). L’atteggiamento delle autorità governative jugoslave riguardo il pellegrinaggio alla Mecca, nella sua duplice dimensione di fenomeno religioso e politico, è un interessante punto di partenza per aprire nuove prospettive di indagine sui rapporti tra il Partito comunista jugoslavo poi Lega dei comunisti jugoslavi (Komunistička Partija Jugoslavije; dal 1952 Savez Komunista Jugoslavije) e la componente musulmana di Bosnia-Erzegovina.

Viaggiare per fede. Il pellegrinaggio alla Mecca e la politica estera jugoslava. (1949-1961).

Giulio Salzano
2018-01-01

Abstract

In Yugoslavia, in the early post-war years, the organisation of the annual hadž (pilgrimage to Mecca) was bound by the strict guidelines laid down by the State Secretariat for the Interior – (DSUP, Državni Sekretarijat Unutrašnjih Poslova). Between 1949 and 1961, before it took on the dimension of a mass phenomenon, participation in the hadž was strictly limited to a small number of “trusted” religious officials. The attitude of the authorities, over the years, was controversial. For communist executives, the journey to Mecca was first and foremost an opportunity to project the “new face” of Yugoslav socialism in the Eastern Mediterranean Arab countries, during the same period in which it was consumed by the crisis between the Soviet Union Communist Party and the Yugoslav Communist Party (1948-1955). At the same time, the organisation of the hadž was determined by the direction of Yugoslav diplomacy in relations with the countries of the Middle East. The mediation of Bosnian Muslim officials in relations with the political and religious institutions of traditional Muslim Arab countries is evidenced in the numerous reports by the Commission for Religious Affairs (KZVP, Komisija za Vjerska Pitanja) and the Islamic Religious Community (IVZ, Islamska Vjerska Zajednica). The Yugoslav government authority’s attitude regarding the pilgrimage to Mecca, in its dual dimension of a religious and political phenomenon, is a good starting point for opening new areas of investigation into the relationship between the Yugoslav Communist Party, later the League of Yugoslavian Communists (Komunistička Partija Jugoslavije, since 1952 Savez Komunista Jugoslavije) and the Muslim component of Bosnia and Herzegovina.
2018
n Jugoslavia, nei primi anni del secondo dopoguerra, l’organizzazione dell’annuale pellegrinaggio alla Mecca (hadž) era vincolata dalle rigide direttive del Segretariato statale degli Affari Interni (DSUP, Državni Sekretarijat Unutrašnjih Poslova). Tra il 1949 e il 1961, prima che iniziasse ad assumere le connotazioni di un fenomeno di massa, la partecipazione all’hadž fu rigorosamente limitata a un ristretto numero di funzionari religiosi “fidati”. L’atteggiamento delle autorità fu apparentemente controverso. Nonostante le severe restrizioni imposte sul numero dei partecipanti, il viaggio alla Mecca fu anzitutto l’occasione per poter veicolare il “nuovo volto” del socialismo jugoslavo nei Paesi arabi del Mediterraneo orientale, negli stessi anni in cui si consumava la prima grave crisi tra il Partito comunista dell’Unione Sovietica e il Partito comunista jugoslavo (1948-1955). L’organizzazione dell’hadž fu in larga parte condizionata dai rapporti diplomatici jugoslavi con i Paesi del Medioriente. La mediazione dei funzionari musulmani bosniaci nei rapporti diplomatici con le istituzioni politiche e religiose dei Paesi arabi di tradizione islamica, è testimoniata dalle relazioni della Commissione per gli Affari religiosi (KZVP, Komisija za Vjerska Pitanja) e della Comunità religiosa islamica (IVZ, Islamska Vjerska Zajednica). L’atteggiamento delle autorità governative jugoslave riguardo il pellegrinaggio alla Mecca, nella sua duplice dimensione di fenomeno religioso e politico, è un interessante punto di partenza per aprire nuove prospettive di indagine sui rapporti tra il Partito comunista jugoslavo poi Lega dei comunisti jugoslavi (Komunistička Partija Jugoslavije; dal 1952 Savez Komunista Jugoslavije) e la componente musulmana di Bosnia-Erzegovina.
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