Allo stato attuale della ricerca storiografica relativa ai crimini nazisti e fascisti commessi nei confronti della popolazione civile della Valle Peligna, tra l’8 settembre 1943 e l’8 giugno 1944, sono state finora censite 28 vittime in 18 distinti episodi; 24 uomini e 4 donne. Le più giovani, se si fa eccezione della morte del feto nel grembo di Gemma Addolorata Puglielli, entrambi vittime del fuoco tedesco, furono Elena Di Bacco, 14 anni, di Pratola Peligna e Ivo Coccia, 8 anni di Sulmona. Sette omicidi furono commessi nella prima settimana di giugno del 1944, quando le truppe tedesche si preparavano a lasciare la Valle Peligna. Gli esecutori di questi crimini sono tuttora sconosciuti, eccetto uno. Si tratta di Giovanni Stenkling, sergente carrista dell’esercito tedesco di occupazione. Il caso Stenkling fu uno dei 13 procedimenti giudiziari avviati dalla magistratura italiana nei confronti dei criminali di guerra, giunti a dibattimento, e sui quali fu emessa una sentenza, prima che Enrico Santacroce, procuratore del Tribunale supremo militare a Roma, disponesse, nel 1960, l’archiviazione e l’occultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazisti e fascisti commessi in Italia dopo l’8 settembre. Il caso Stenkling, data l’eccezionalità delle circostanze giudiziarie, fu rievocato in Parlamento più di sessant’anni dopo, l’8 febbraio 2006, in occasione di un’interrogazione della “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti”. Stenkling fu processato in contumacia; il reato per il quale fu giudicato si consumò nell’inverno del 1944, a Raiano, un paese della provincia dell’Aquila.

I crimini tedeschi contro la popolazione civile nella Valle Peligna. Il caso Stenkling-Fucinese.

Giulio Salzano
2018-01-01

Abstract

Allo stato attuale della ricerca storiografica relativa ai crimini nazisti e fascisti commessi nei confronti della popolazione civile della Valle Peligna, tra l’8 settembre 1943 e l’8 giugno 1944, sono state finora censite 28 vittime in 18 distinti episodi; 24 uomini e 4 donne. Le più giovani, se si fa eccezione della morte del feto nel grembo di Gemma Addolorata Puglielli, entrambi vittime del fuoco tedesco, furono Elena Di Bacco, 14 anni, di Pratola Peligna e Ivo Coccia, 8 anni di Sulmona. Sette omicidi furono commessi nella prima settimana di giugno del 1944, quando le truppe tedesche si preparavano a lasciare la Valle Peligna. Gli esecutori di questi crimini sono tuttora sconosciuti, eccetto uno. Si tratta di Giovanni Stenkling, sergente carrista dell’esercito tedesco di occupazione. Il caso Stenkling fu uno dei 13 procedimenti giudiziari avviati dalla magistratura italiana nei confronti dei criminali di guerra, giunti a dibattimento, e sui quali fu emessa una sentenza, prima che Enrico Santacroce, procuratore del Tribunale supremo militare a Roma, disponesse, nel 1960, l’archiviazione e l’occultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazisti e fascisti commessi in Italia dopo l’8 settembre. Il caso Stenkling, data l’eccezionalità delle circostanze giudiziarie, fu rievocato in Parlamento più di sessant’anni dopo, l’8 febbraio 2006, in occasione di un’interrogazione della “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti”. Stenkling fu processato in contumacia; il reato per il quale fu giudicato si consumò nell’inverno del 1944, a Raiano, un paese della provincia dell’Aquila.
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