The paper aims to discuss the acclaimed Wooster Group’s production of Shakespeare’s Hamlet (2007-2013). Perhaps the most prominent avant-garde theatre company working in the United States today, the renowned New York based Wooster Group chose the classic Shakespearian tragedy in order to drive forward its tactical performance style as a “dance with technology” (M. Causey). Animated by a richly generative gesture, the performance relies on the very Hamlet text as well as on the film of Richard Burton’s 1964 Broadway production, directed by John Gielgud. The Wooster Group production placed the film on stage alongside, used it as a form of master text, and interacted live with it in a sort of “sophisticated form of karaoke” (B. Brantley). It is my opinion that the Wooster Group’s Hamlet is a case in point referred to the interaction between embodiments and technologies in contemporary theatre and culture. What I will try to show is that, while seemingly a hyper-mediatized kind of performance (because of an elaborate exploitation of up-to-date audio-visual technologies and archival resources), the Wooster Group’s Hamlet foregrounds embodied knowledge and living skills (of memory and action) as the source of artistic value and excellence.

Il Wooster Group è, nel giudizio di numerosi critici, studiosi e appassionati di teatro contemporanei, probabilmente la più importante compagnia d’avanguardia attiva oggi negli Stati Uniti; e si è rivolta alla più classica delle tragedie shakespeariane per compiere un ulteriore passo in avanti nello sviluppo del suo caratteristico stile che Matthew Causey ha definito come una “danza con la tecnologia”. Lo spettacolo del Wooster Group è animato da un gesto generativo denso e interessante, e si appoggia tanto sul testo shakespeariano quanto sul film realizzato per una leggendaria produzione nella storia delle messe in scena recenti dell’Hamlet: quella che fu presentata a Broadway nel 1964 con la regia di John Gielgud e Richard Burton nella parte del protagonista. Il Wooster Group usa il film come una sorta di testo di riferimento e, proiettandolo a fianco dell’azione scenica degli attori, crea una interazione live con la traccia audiovisiva in una sorta di “sofisticata forma di karaoke”, come ha scritto nella sua recensione il critico del New York Times Ben Brantley. Lo spettacolo costituisce un esempio emblematico della pratica sempre più diffusa di interazione tra tecnologie audiovisive e saperi incorporati nel teatro e, più in genere, nella cultura contemporanea. Apparentemente uno spettacolo iper-mediale a causa del raffinatissimo utilizzo delle più aggiornate tecnologie audiovisive, l’Hamlet del Wooster Group rappresenta al contrario una somma dimostrazione del “sapere incorporato” quale fonte non surrogabile dell’eccellenza artistica nel teatro e nelle arti performatiche.

“Reverse Theatrofilm”. Hamlet del Wooster Group (2007-2012)

Deriu Fabrizio
2018-01-01

Abstract

The paper aims to discuss the acclaimed Wooster Group’s production of Shakespeare’s Hamlet (2007-2013). Perhaps the most prominent avant-garde theatre company working in the United States today, the renowned New York based Wooster Group chose the classic Shakespearian tragedy in order to drive forward its tactical performance style as a “dance with technology” (M. Causey). Animated by a richly generative gesture, the performance relies on the very Hamlet text as well as on the film of Richard Burton’s 1964 Broadway production, directed by John Gielgud. The Wooster Group production placed the film on stage alongside, used it as a form of master text, and interacted live with it in a sort of “sophisticated form of karaoke” (B. Brantley). It is my opinion that the Wooster Group’s Hamlet is a case in point referred to the interaction between embodiments and technologies in contemporary theatre and culture. What I will try to show is that, while seemingly a hyper-mediatized kind of performance (because of an elaborate exploitation of up-to-date audio-visual technologies and archival resources), the Wooster Group’s Hamlet foregrounds embodied knowledge and living skills (of memory and action) as the source of artistic value and excellence.
2018
978-88-942484-8-7
Il Wooster Group è, nel giudizio di numerosi critici, studiosi e appassionati di teatro contemporanei, probabilmente la più importante compagnia d’avanguardia attiva oggi negli Stati Uniti; e si è rivolta alla più classica delle tragedie shakespeariane per compiere un ulteriore passo in avanti nello sviluppo del suo caratteristico stile che Matthew Causey ha definito come una “danza con la tecnologia”. Lo spettacolo del Wooster Group è animato da un gesto generativo denso e interessante, e si appoggia tanto sul testo shakespeariano quanto sul film realizzato per una leggendaria produzione nella storia delle messe in scena recenti dell’Hamlet: quella che fu presentata a Broadway nel 1964 con la regia di John Gielgud e Richard Burton nella parte del protagonista. Il Wooster Group usa il film come una sorta di testo di riferimento e, proiettandolo a fianco dell’azione scenica degli attori, crea una interazione live con la traccia audiovisiva in una sorta di “sofisticata forma di karaoke”, come ha scritto nella sua recensione il critico del New York Times Ben Brantley. Lo spettacolo costituisce un esempio emblematico della pratica sempre più diffusa di interazione tra tecnologie audiovisive e saperi incorporati nel teatro e, più in genere, nella cultura contemporanea. Apparentemente uno spettacolo iper-mediale a causa del raffinatissimo utilizzo delle più aggiornate tecnologie audiovisive, l’Hamlet del Wooster Group rappresenta al contrario una somma dimostrazione del “sapere incorporato” quale fonte non surrogabile dell’eccellenza artistica nel teatro e nelle arti performatiche.
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