Le tendinopatie hanno una elevata incidenza e rappresentano un importante problema per la Sanità Pubblica. Infatti, lesioni a carico del tendine insorgono non solo in soggetti praticanti sport ma anche in persone anziane causando dolore e, di conseguenza, una forte riduzione della qualità della vita. Gli scarsi risultati clinici ottenuti sulla riparazione delle lesioni tendinee e la limitata capacità rigenerativa di questo tessuto hanno aumentato l'interesse dell'utilizzo della terapia cellulare sia negli animali che nell'uomo. A tal riguardo, le cellule staminali di derivazione amniotica sono oggetto di un crescente interesse scientifico a causa della loro proprietà di pluripotenza, facile accessibilità, bassa immunogenicità e proprietà immunomodulatorie. Tutti questi aspetti le rendono candidate ideali per poter essere utilizzate anche in approcci di terapia cellulare: cellule immature dotate di proprietà immunomodulatorie che consentono un loro utilizzo anche in situazioni di allo-trapianto e xeno-trapianto. Studi su modelli preclinici eseguiti su difetti tendinei sperimentali hanno confermato il loro ruolo tenorigenerativo in modo sia indiretto che diretto. Queste cellule, una volta trapiantate, sono in grado di modulare la produzione di biomolecole cruciali per la rigenerazione tendinea, come il TGF beta 1, che regola la sintesi del collagene di tipo I, ed il VEGF, che modula la vasolarizzazione tissutale, ed inibiscono il processo infiammatorio locale. Le cellule staminali di derivazione amniotica hanno anche il potenziale di differenziarsi in senso tenogenico nel tessuto ospite producendo collagene di tipo I. Per confermare il loro transdifferenziamento osservato in vivo, abbiamo sviluppato sistemi colturali che simulassero in vitro il microambiente tenodifferenziativo ottenendo strutture tridimensionali tendino-simili. Sulla base di questi promettenti risultati nasce ora la necessità di traslare gli studi preclinici alla pratica clinica. Proprio perché una delle patologie più frequenti è la resezione parziale/totale del tendine, sarà necessario ampliare la conoscenza dei meccanismi di ingegnerizzazione tessutale attraverso l’uso di matrici biologiche o scaffold di polimeri sintetici biocompatibili coltivati con le cellule staminali di derivazione amniotica allo scopo di creare strutture tridimensionali immunologicamente accettate dall’ospite senza l’uso di farmaci anti-infiammatori ed immunosoppressivi.

Cellule staminali di derivazione amniotica: dal laboratorio alla medicina rigenerativa delle lesioni del tendine

RUSSO, Valentina;BARBONI, Barbara;MUTTINI, Aurelio;VALBONETTI, Luca;MAURO, ANNUNZIATA;DI MARCANTONIO, LISA;MATTIOLI, Mauro
2015-01-01

Abstract

Le tendinopatie hanno una elevata incidenza e rappresentano un importante problema per la Sanità Pubblica. Infatti, lesioni a carico del tendine insorgono non solo in soggetti praticanti sport ma anche in persone anziane causando dolore e, di conseguenza, una forte riduzione della qualità della vita. Gli scarsi risultati clinici ottenuti sulla riparazione delle lesioni tendinee e la limitata capacità rigenerativa di questo tessuto hanno aumentato l'interesse dell'utilizzo della terapia cellulare sia negli animali che nell'uomo. A tal riguardo, le cellule staminali di derivazione amniotica sono oggetto di un crescente interesse scientifico a causa della loro proprietà di pluripotenza, facile accessibilità, bassa immunogenicità e proprietà immunomodulatorie. Tutti questi aspetti le rendono candidate ideali per poter essere utilizzate anche in approcci di terapia cellulare: cellule immature dotate di proprietà immunomodulatorie che consentono un loro utilizzo anche in situazioni di allo-trapianto e xeno-trapianto. Studi su modelli preclinici eseguiti su difetti tendinei sperimentali hanno confermato il loro ruolo tenorigenerativo in modo sia indiretto che diretto. Queste cellule, una volta trapiantate, sono in grado di modulare la produzione di biomolecole cruciali per la rigenerazione tendinea, come il TGF beta 1, che regola la sintesi del collagene di tipo I, ed il VEGF, che modula la vasolarizzazione tissutale, ed inibiscono il processo infiammatorio locale. Le cellule staminali di derivazione amniotica hanno anche il potenziale di differenziarsi in senso tenogenico nel tessuto ospite producendo collagene di tipo I. Per confermare il loro transdifferenziamento osservato in vivo, abbiamo sviluppato sistemi colturali che simulassero in vitro il microambiente tenodifferenziativo ottenendo strutture tridimensionali tendino-simili. Sulla base di questi promettenti risultati nasce ora la necessità di traslare gli studi preclinici alla pratica clinica. Proprio perché una delle patologie più frequenti è la resezione parziale/totale del tendine, sarà necessario ampliare la conoscenza dei meccanismi di ingegnerizzazione tessutale attraverso l’uso di matrici biologiche o scaffold di polimeri sintetici biocompatibili coltivati con le cellule staminali di derivazione amniotica allo scopo di creare strutture tridimensionali immunologicamente accettate dall’ospite senza l’uso di farmaci anti-infiammatori ed immunosoppressivi.
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