Il saggio si occupa del tema dei modelli organizzativi in cui si concreta il coordinamento e la collaborazione nell’ambito delle autonomie locali. L'analisi, svolta con particolare riferimento al fenomeno dell'associazionismo degli enti locali, muove da una triplice prospettiva: quella propria del diritto amministrativo, che affronta il tema dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche ed il tema dell’esercizio della funzione attraverso modelli di cooperazione e coordinamento delle funzioni medesime; quella propria del diritto costituzionale, che studia i confini dell’attribuzione dell’esercizio delle funzioni amministrative ai diversi livelli di governo del Paese; quella che opera una sintesi tra l’approccio amministrativista e quello costituzionalista, in quanto attraverso di essa il fenomeno della collaborazione tra enti viene analizzato nella prospettiva dei meccanismi incentivanti o premianti. La riflessione si concentra sulle previsioni del diritto positivo vigente e segnatamente sulle disposizioni contenute nel TU degli enti locali che individuano forme e modelli di collaborazione e cooperazione tra enti locali. Viene rilevato che in tali disposizioni appare chiara la volontà del legislatore di incentivare e favorire una dimensione organizzativa e funzionale delle amministrazioni locali che va oltre quella minima e nucleare riconosciuta al singolo ente. Viene peraltro evidenziato come nella diversa prospettiva dell’esercizio della funzione, attraverso l’individuazione degli strumenti della cooperazione istituzionale il legislatore ha sostanzialmente aumentato le chance di esercizio in capo quegli enti che per dimensione o struttura non sarebbero in grado di esercitare le funzioni attribuite o comunque non sarebbero in grado di farlo rispettando sufficienti standard di efficienza. Quando l'analisi passa alla prospettiva costituzionale viene posta in evidenza la stretta correlazione tra il fenomeno dell'associazionismo tra enti locali, come nel saggio ricostruito, ed il principio di adeguatezza. Da tale correlazione si ricava come il principio di adeguatezza non solo si potrebbe porre come presupposto per l’esistenza delle ricordate forme (organizzative) di collaborazione e cooperazione tra enti locali, ma potrebbe configurarsi come portatore di una vera e propria “pretesa” (nei confronti del legislatore ordinario) di un intervento in tal senso. La portata di tale ricostruzione viene infine valutata nella prospettiva che analizza il fenomeno dell’associazionismo nella dimensione dei meccanismi incentivanti o premianti. In tale prospettiva il ricorso agli strumenti e dei modelli normativi di cooperazione si potrebbe configurare alla stregua di una vera e propria condizione per l’esercizio di talune funzioni da parte degli enti locali, donde il fenomeno dell'associazionismo assumerebbe i tratti di condizione vincolante, ponendosi addirittura, a certe condizioni, come obbligatorio.[...]

Le forme organizzative delle collaborazioni tra enti locali

DETTORI, SALVATORE
2010-01-01

Abstract

Il saggio si occupa del tema dei modelli organizzativi in cui si concreta il coordinamento e la collaborazione nell’ambito delle autonomie locali. L'analisi, svolta con particolare riferimento al fenomeno dell'associazionismo degli enti locali, muove da una triplice prospettiva: quella propria del diritto amministrativo, che affronta il tema dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche ed il tema dell’esercizio della funzione attraverso modelli di cooperazione e coordinamento delle funzioni medesime; quella propria del diritto costituzionale, che studia i confini dell’attribuzione dell’esercizio delle funzioni amministrative ai diversi livelli di governo del Paese; quella che opera una sintesi tra l’approccio amministrativista e quello costituzionalista, in quanto attraverso di essa il fenomeno della collaborazione tra enti viene analizzato nella prospettiva dei meccanismi incentivanti o premianti. La riflessione si concentra sulle previsioni del diritto positivo vigente e segnatamente sulle disposizioni contenute nel TU degli enti locali che individuano forme e modelli di collaborazione e cooperazione tra enti locali. Viene rilevato che in tali disposizioni appare chiara la volontà del legislatore di incentivare e favorire una dimensione organizzativa e funzionale delle amministrazioni locali che va oltre quella minima e nucleare riconosciuta al singolo ente. Viene peraltro evidenziato come nella diversa prospettiva dell’esercizio della funzione, attraverso l’individuazione degli strumenti della cooperazione istituzionale il legislatore ha sostanzialmente aumentato le chance di esercizio in capo quegli enti che per dimensione o struttura non sarebbero in grado di esercitare le funzioni attribuite o comunque non sarebbero in grado di farlo rispettando sufficienti standard di efficienza. Quando l'analisi passa alla prospettiva costituzionale viene posta in evidenza la stretta correlazione tra il fenomeno dell'associazionismo tra enti locali, come nel saggio ricostruito, ed il principio di adeguatezza. Da tale correlazione si ricava come il principio di adeguatezza non solo si potrebbe porre come presupposto per l’esistenza delle ricordate forme (organizzative) di collaborazione e cooperazione tra enti locali, ma potrebbe configurarsi come portatore di una vera e propria “pretesa” (nei confronti del legislatore ordinario) di un intervento in tal senso. La portata di tale ricostruzione viene infine valutata nella prospettiva che analizza il fenomeno dell’associazionismo nella dimensione dei meccanismi incentivanti o premianti. In tale prospettiva il ricorso agli strumenti e dei modelli normativi di cooperazione si potrebbe configurare alla stregua di una vera e propria condizione per l’esercizio di talune funzioni da parte degli enti locali, donde il fenomeno dell'associazionismo assumerebbe i tratti di condizione vincolante, ponendosi addirittura, a certe condizioni, come obbligatorio.[...]
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