Negli ultimi decenni il dibattito sull’impatto che le nuove tecnologie hanno sulle forme del narrare si è andato intensificando, stimolato in particolar modo dallo sviluppo della letteratura digitale. A partire dal testo seminale di George P. Landow sui primi ipertesti (1997), fino alle articolate discussioni sui nuovi modi di pensare, oltre che di scrivere, di Katherine Hayles (2012), gli studi più aggiornati rendono sempre più conto, da un lato, del modo in cui testi e tecnologie diverse si interfacciano in un continuo processo di rimediazione (intesa come ‘rimodellamento’ dei vecchi media nei nuovi – Bolter e Grusin, 2001); dall’altro, delle testualità ‘radianti’ (Jerome McGann, 2001) che sono il frutto di questo processo e che costituiscono il fuoco di una narratologia sempre più ‘consapevole del mezzo’ (si vedano ad esempio gli studi di Marie-Laure Ryan, 2004; 2014). La nascita del Web 2.0 costituisce un momento focale della riflessione sul confine e sugli intrecci tra discorso e tecnologia, e il numero 8 di Between-Journal mira a proseguire su una strada segnata da importanti tappe teoriche: per citarne alcune, l’Opera aperta di Umberto Eco (del 1964, anno in cui diventano celebri le analisi di Marshall McLuhan riassunte nella frase “Il medium è il messaggio”), le “tecnologie e biopolitiche del corpo” del Manifesto Cyborg di Donna J. Haraway (1991), l’Intelligenza collettiva di Pierre Levy (1994), poi rimodulata nell’Intelligenza connettiva da Derrick de Kerckhove (1997). Con il nuovo millennio i sentieri si diramano ulteriormente nella dimensione partecipativa della Comunità convergente di Henry Jenkins (2006), o nell’interattività dell’“audience creativa” di Manuel Castells (2009) che, in sinergia con le tendenze delle teorie letterarie degli ultimi quarant’anni, concentra il focus sul polo della ricezione, riarticolando ulteriormente lo schema della comunicazione di Roman Jakobson già ripreso da Umberto Eco (1994). In un ambito più strettamente italiano, nel 2003 è dato alle stampe Letteratura e Tecnologia, il secondo volume degli Studi in onore di Remo Ceserani (ed. P. Pellini). A più di dieci anni di distanza, la riflessione sui rapporti tra immaginario e vita materiale prosegue e riparte dalle attuali convergenze (cfr. Ceserani 2009) tra letteratura, arte e tecnologia. Infine l’uscita di questo numero della rivista coinciderà con la celebrazione del cinquantennale di Apocalittici e integrati, la cui pubblicazione fu determinante per l’evoluzione della discussione su cultura, media e società industriale. Partendo dall’assunto che le tematiche che sembrano oggi più dibattute non siano altro che le manifestazioni più recenti di una lunga storia di intrecci e co-dipendenza tra tecnologia e forme della narrazione letteraria e culturale, l’obiettivo del prossimo numero della rivista è quello di sviluppare una riflessione critica approfondita su tali intrecci in una prospettiva storica. In particolare, la discussione si incentrerà sul modo in cui nel corso dei secoli le varie forme di creazione e ricezione di prodotti culturali (letteratura, teatro, cinema, musica, arti figurative) hanno risposto all’invenzione e alla diffusione di processi e prodotti tecnologici innovativi, rivoluzionari e non convenzionali. Tra i possibili filoni di indagine vanno segnalate le rappresentazioni tematiche o metaforiche di tecnologie nuove o futuribili, l’effetto del cambiamento dei metodi di produzione e trasmissione della cultura sul modo in cui i vari settori della società e le diverse aree geografiche leggono, scrivono e si accostano ai testi letterari (con le relative problematiche di accessibilità, utilizzabilità e conservazione), l’interazione tra la cultura digitale e le forme ‘tradizionali’ della letteratura (ad esempio le versioni elettroniche di classici o l’utilizzo delle tecnologie elettroniche per facilitare tecniche narrative sperimentali), la crescita degli studi sulla cultura digitale e l’impatto della tecnologia digitale sulla pratica accademica contemporanea.

Tecnologie, immaginazione, forme del narrare / Technology, Imagination, Narrative Forms

ESPOSITO, Lucia;RUGGIERO, ALESSANDRA
2014-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni il dibattito sull’impatto che le nuove tecnologie hanno sulle forme del narrare si è andato intensificando, stimolato in particolar modo dallo sviluppo della letteratura digitale. A partire dal testo seminale di George P. Landow sui primi ipertesti (1997), fino alle articolate discussioni sui nuovi modi di pensare, oltre che di scrivere, di Katherine Hayles (2012), gli studi più aggiornati rendono sempre più conto, da un lato, del modo in cui testi e tecnologie diverse si interfacciano in un continuo processo di rimediazione (intesa come ‘rimodellamento’ dei vecchi media nei nuovi – Bolter e Grusin, 2001); dall’altro, delle testualità ‘radianti’ (Jerome McGann, 2001) che sono il frutto di questo processo e che costituiscono il fuoco di una narratologia sempre più ‘consapevole del mezzo’ (si vedano ad esempio gli studi di Marie-Laure Ryan, 2004; 2014). La nascita del Web 2.0 costituisce un momento focale della riflessione sul confine e sugli intrecci tra discorso e tecnologia, e il numero 8 di Between-Journal mira a proseguire su una strada segnata da importanti tappe teoriche: per citarne alcune, l’Opera aperta di Umberto Eco (del 1964, anno in cui diventano celebri le analisi di Marshall McLuhan riassunte nella frase “Il medium è il messaggio”), le “tecnologie e biopolitiche del corpo” del Manifesto Cyborg di Donna J. Haraway (1991), l’Intelligenza collettiva di Pierre Levy (1994), poi rimodulata nell’Intelligenza connettiva da Derrick de Kerckhove (1997). Con il nuovo millennio i sentieri si diramano ulteriormente nella dimensione partecipativa della Comunità convergente di Henry Jenkins (2006), o nell’interattività dell’“audience creativa” di Manuel Castells (2009) che, in sinergia con le tendenze delle teorie letterarie degli ultimi quarant’anni, concentra il focus sul polo della ricezione, riarticolando ulteriormente lo schema della comunicazione di Roman Jakobson già ripreso da Umberto Eco (1994). In un ambito più strettamente italiano, nel 2003 è dato alle stampe Letteratura e Tecnologia, il secondo volume degli Studi in onore di Remo Ceserani (ed. P. Pellini). A più di dieci anni di distanza, la riflessione sui rapporti tra immaginario e vita materiale prosegue e riparte dalle attuali convergenze (cfr. Ceserani 2009) tra letteratura, arte e tecnologia. Infine l’uscita di questo numero della rivista coinciderà con la celebrazione del cinquantennale di Apocalittici e integrati, la cui pubblicazione fu determinante per l’evoluzione della discussione su cultura, media e società industriale. Partendo dall’assunto che le tematiche che sembrano oggi più dibattute non siano altro che le manifestazioni più recenti di una lunga storia di intrecci e co-dipendenza tra tecnologia e forme della narrazione letteraria e culturale, l’obiettivo del prossimo numero della rivista è quello di sviluppare una riflessione critica approfondita su tali intrecci in una prospettiva storica. In particolare, la discussione si incentrerà sul modo in cui nel corso dei secoli le varie forme di creazione e ricezione di prodotti culturali (letteratura, teatro, cinema, musica, arti figurative) hanno risposto all’invenzione e alla diffusione di processi e prodotti tecnologici innovativi, rivoluzionari e non convenzionali. Tra i possibili filoni di indagine vanno segnalate le rappresentazioni tematiche o metaforiche di tecnologie nuove o futuribili, l’effetto del cambiamento dei metodi di produzione e trasmissione della cultura sul modo in cui i vari settori della società e le diverse aree geografiche leggono, scrivono e si accostano ai testi letterari (con le relative problematiche di accessibilità, utilizzabilità e conservazione), l’interazione tra la cultura digitale e le forme ‘tradizionali’ della letteratura (ad esempio le versioni elettroniche di classici o l’utilizzo delle tecnologie elettroniche per facilitare tecniche narrative sperimentali), la crescita degli studi sulla cultura digitale e l’impatto della tecnologia digitale sulla pratica accademica contemporanea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/89790
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