Le nuove scoperte effettuate in un settore di punta della ricerca scientifica (usualmente indicato con il termine “neuroscienze) circa le modalità di funzionamento dell’attività cerebrale hanno riaperto, non solo in Italia, il dibattito sulla libertà dell’agire umano. La questione non poteva non avere una ricaduta in ambito giuridico. L’uso delle avanzate tecniche di neuroimmagine (per aiutare a definire il grado di responsabilità di un individuo) ha fatto qualche anno fa, suscitando non poco scalpore, il suo ingresso nelle aule di giustizia italiane. L’intento del presente libro è quello di ricostruire il percorso storico di un serrato dibattito attorno alla natura dell’essere umano che, a partire dalla fine del XIX secolo, ha visto schierarsi su fronti opposti il sapere medico e quello giuridico. Il percorso “genealogico” di questa ricostruzione non ha, però, avuto come traccia portante, come spesso si è fatto, quella rappresentata da Cesare Lombroso e dalla sua idea di criminale nato, quanto piuttosto la visione psicodinamica della natura umana che, dalle prime intuizioni di Anton Mesmer ha condotto alla psicoanalisi freudiana. Questa idea dell’essere umano, spinto nel proprio agire da forze nascoste, sottratte al dominio della sua coscienza, ha alimentato, sul piano penalistico una serie infinita di dibattiti (dall’idea del crimine in ipnosi all’azione criminogene della folla in tumulto, passando per una serie di altri problemi di non trascurabile rilevanza) che, anche se sul piano normativo non hanno avuto ricadute di grande rilievo, hanno contribuito a mettere in circolazione modalità discorsive capaci di condizionare fortemente non solo l’immaginario collettivo, ma anche alcune concrete dinamiche giudiziarie. La rassicurante idea, proposta dal diritto, di un uomo capace, almeno in assenza di conclamate patologie psichiatriche, di determinare liberamente il corso delle proprie azioni sembrava vacillare, già alla fine dell’Ottocento, alla luce delle nuove idee proposte da settori avanzati della ricerca medica e psicologica. Il libro presenta tali vicende attraverso un percorso che prende le mosse (non mancando di fare riferimento all’attualissimo tema dei rapporti tra neuroscienze e diritto) dal dibattito che si sviluppò alla fine del XIX secolo attorno al tema dell’imputabilità. Le parti successive sono dedicate: all’infuocata polemica (veramente senza frontiere) sul crimine in ipnosi, capace di impegnare le menti più brillanti del mondo della medicina e del diritto dell’epoca; al dibattito ed alla ricerca sviluppata attorno alla migliori tecniche di interrogatorio dell’imputato; al tema del crime commesso sulla spinta della suggestione di una folla in tumulto e ai rapporti tra psicoanalisi e diritto penale.

L'Inconscio in tribunale. Azioni incoscienti e diritto penale. Da Charcot alle neuroscienze

MARCHETTI, Paolo
2014-01-01

Abstract

Le nuove scoperte effettuate in un settore di punta della ricerca scientifica (usualmente indicato con il termine “neuroscienze) circa le modalità di funzionamento dell’attività cerebrale hanno riaperto, non solo in Italia, il dibattito sulla libertà dell’agire umano. La questione non poteva non avere una ricaduta in ambito giuridico. L’uso delle avanzate tecniche di neuroimmagine (per aiutare a definire il grado di responsabilità di un individuo) ha fatto qualche anno fa, suscitando non poco scalpore, il suo ingresso nelle aule di giustizia italiane. L’intento del presente libro è quello di ricostruire il percorso storico di un serrato dibattito attorno alla natura dell’essere umano che, a partire dalla fine del XIX secolo, ha visto schierarsi su fronti opposti il sapere medico e quello giuridico. Il percorso “genealogico” di questa ricostruzione non ha, però, avuto come traccia portante, come spesso si è fatto, quella rappresentata da Cesare Lombroso e dalla sua idea di criminale nato, quanto piuttosto la visione psicodinamica della natura umana che, dalle prime intuizioni di Anton Mesmer ha condotto alla psicoanalisi freudiana. Questa idea dell’essere umano, spinto nel proprio agire da forze nascoste, sottratte al dominio della sua coscienza, ha alimentato, sul piano penalistico una serie infinita di dibattiti (dall’idea del crimine in ipnosi all’azione criminogene della folla in tumulto, passando per una serie di altri problemi di non trascurabile rilevanza) che, anche se sul piano normativo non hanno avuto ricadute di grande rilievo, hanno contribuito a mettere in circolazione modalità discorsive capaci di condizionare fortemente non solo l’immaginario collettivo, ma anche alcune concrete dinamiche giudiziarie. La rassicurante idea, proposta dal diritto, di un uomo capace, almeno in assenza di conclamate patologie psichiatriche, di determinare liberamente il corso delle proprie azioni sembrava vacillare, già alla fine dell’Ottocento, alla luce delle nuove idee proposte da settori avanzati della ricerca medica e psicologica. Il libro presenta tali vicende attraverso un percorso che prende le mosse (non mancando di fare riferimento all’attualissimo tema dei rapporti tra neuroscienze e diritto) dal dibattito che si sviluppò alla fine del XIX secolo attorno al tema dell’imputabilità. Le parti successive sono dedicate: all’infuocata polemica (veramente senza frontiere) sul crimine in ipnosi, capace di impegnare le menti più brillanti del mondo della medicina e del diritto dell’epoca; al dibattito ed alla ricerca sviluppata attorno alla migliori tecniche di interrogatorio dell’imputato; al tema del crime commesso sulla spinta della suggestione di una folla in tumulto e ai rapporti tra psicoanalisi e diritto penale.
2014
978-88-917-0770-3
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/63438
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact