Uno sguardo d'insieme rivolto alle principali tendenze delle riflessioni teoriche sul cinema e sul teatro del 900, con particolare riferimento alla questione del loro rapporti, fornisce interessanti spunti di riflessione. Speciale attenzione è da prestare al duplice movimento che investe il sistema degli spettacoli nel XX secolo: da un lato quello in base al quale si pensa il cinema come il "nuovo stadio" del teatro (Ejzenstejn), dall'altro quello che porta progressivamente le due arti a configurarsi come esperienze di produzione e fruizione artistica autonome e irriducibili l'una all'altra. Il confronto con fra le idee di studiosi provenienti da aree geo-culturali diverse (André Bazin, Susan Sontag e, in Italia, Luigi Chiarini) è istruttivo. In Italia una prolungata adesione al presupposto della comune "visività" del cinema e del teatro ha condizionato negativamente gli studi. Ha soprattutto fatto difetto la cognizione del fatto che l'invenzione del cinema crea una radicale frattura fra "spettacoli dal vivo" e "spettacoli tecnicamente ri-prodotti", le cui conseguenze si estendono dal livello estetico a quello socio-antropologico (Benjamin). Il passaggio da una concezione dei rapporti fra cinema e teatro in quanto "arti della visione" a un diverso paradigma - che fa riferimento alla nozione di performance - si rende necessario quando si riflette sul fatto che il teatro non è, nel senso stretto dato al termine da McLuhan, un "medium"[...]

Arti della visione, arti della performance

DERIU, Fabrizio
1999-01-01

Abstract

Uno sguardo d'insieme rivolto alle principali tendenze delle riflessioni teoriche sul cinema e sul teatro del 900, con particolare riferimento alla questione del loro rapporti, fornisce interessanti spunti di riflessione. Speciale attenzione è da prestare al duplice movimento che investe il sistema degli spettacoli nel XX secolo: da un lato quello in base al quale si pensa il cinema come il "nuovo stadio" del teatro (Ejzenstejn), dall'altro quello che porta progressivamente le due arti a configurarsi come esperienze di produzione e fruizione artistica autonome e irriducibili l'una all'altra. Il confronto con fra le idee di studiosi provenienti da aree geo-culturali diverse (André Bazin, Susan Sontag e, in Italia, Luigi Chiarini) è istruttivo. In Italia una prolungata adesione al presupposto della comune "visività" del cinema e del teatro ha condizionato negativamente gli studi. Ha soprattutto fatto difetto la cognizione del fatto che l'invenzione del cinema crea una radicale frattura fra "spettacoli dal vivo" e "spettacoli tecnicamente ri-prodotti", le cui conseguenze si estendono dal livello estetico a quello socio-antropologico (Benjamin). Il passaggio da una concezione dei rapporti fra cinema e teatro in quanto "arti della visione" a un diverso paradigma - che fa riferimento alla nozione di performance - si rende necessario quando si riflette sul fatto che il teatro non è, nel senso stretto dato al termine da McLuhan, un "medium"[...]
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