La continua richiesta di informazioni e di analisi da parte di studiosi, ricercatori, policy makers ha portato ad un incremento degli studi economici applicati ad ambiti territoriali sempre più ristretti, determinato dalla sostanziale inadeguatezza di un’ottica aggregata (sovra regionale o, addirittura, nazionale) che, por-tando ad un’estrema sintesi delle informazioni di base, non con-sente, talvolta, di mettere nella giusta evidenza le (naturali) dif-ferenze tra le sub-aree che compongono le regioni analizzate. In sostanza, i percorsi di sviluppo sperimentati dalle comuni-tà sembrano sempre più necessitare di una collocazione locale, che, pur non potendosi identificare con il singolo insediamento sociale e/o produttivo, necessità di una scala territoriale ben lon-tana da quella nazionale: sistemi locali, distretti, reti urbane, a-ree metropolitane, regioni funzionali, ecc. rappresentano, dun-que, gli ambiti rispetto ai quali misurare quelle variabili utili a quantificare il “problema” economico, sociale, demografico, ambientale analizzato. Questa investigazione dei fatti economici e sociali ad un maggior livello di dettaglio territoriale, e la partizione di spazi geografici più o meno ampi in unità areali che, eventualmente, prescindano dai confini amministrativi, appare particolarmente importante soprattutto in una realtà come quella italiana, nella quale non è raro riscontrare differenze sensibili in ambiti fisi-camente anche molto vicini. Ne discende, dunque, che la possibilità di giungere ad una conveniente sintesi che consenta agli attori della vita economica e politica di migliorare la conoscenza delle problematiche che investono una determinata area, e, conseguentemente, di predi-sporre eventuali strategie di intervento, non sembra poter pre-scindere dall’individuazione degli ambiti spaziali più idonei ad analizzare il contesto economico e sociale locale. Al fine di rispondere alle esigenze appena evidenziate si è sviluppata una ricca letteratura sul tema della “regionalizzazio-ne” (o “zonizzazione” – intendendo, con questi termini, la que-stione relativa alla delimitazione di porzioni di territorio interne ad aree più ampie), che ha visto impegnati studiosi afferenti a differenti discipline (economisti, statistici, geografi), i quali, pur partendo da punti di vista profondamente differenti ed utiliz-zando strumenti estremamente eterogenei, si sono posti come comune obiettivo quello di «…sovrapporre al quadro formale […], un quadro alternativo (definito dall’insieme delle relazioni e delle connessioni che sul territorio vengono a concretizzarsi) al quale far riferimento» non solamente nella fase di analisi, ma anche, ove possibile, in quella, preliminare, della raccolta di informazioni quantitative.

Il procedimento statistico di individuazione dei Sistemi Economici e Ambientali Locali (S.E.A.L.) e la misurazione della relativa qualità della vita

CICCARELLI, Andrea
2008-01-01

Abstract

La continua richiesta di informazioni e di analisi da parte di studiosi, ricercatori, policy makers ha portato ad un incremento degli studi economici applicati ad ambiti territoriali sempre più ristretti, determinato dalla sostanziale inadeguatezza di un’ottica aggregata (sovra regionale o, addirittura, nazionale) che, por-tando ad un’estrema sintesi delle informazioni di base, non con-sente, talvolta, di mettere nella giusta evidenza le (naturali) dif-ferenze tra le sub-aree che compongono le regioni analizzate. In sostanza, i percorsi di sviluppo sperimentati dalle comuni-tà sembrano sempre più necessitare di una collocazione locale, che, pur non potendosi identificare con il singolo insediamento sociale e/o produttivo, necessità di una scala territoriale ben lon-tana da quella nazionale: sistemi locali, distretti, reti urbane, a-ree metropolitane, regioni funzionali, ecc. rappresentano, dun-que, gli ambiti rispetto ai quali misurare quelle variabili utili a quantificare il “problema” economico, sociale, demografico, ambientale analizzato. Questa investigazione dei fatti economici e sociali ad un maggior livello di dettaglio territoriale, e la partizione di spazi geografici più o meno ampi in unità areali che, eventualmente, prescindano dai confini amministrativi, appare particolarmente importante soprattutto in una realtà come quella italiana, nella quale non è raro riscontrare differenze sensibili in ambiti fisi-camente anche molto vicini. Ne discende, dunque, che la possibilità di giungere ad una conveniente sintesi che consenta agli attori della vita economica e politica di migliorare la conoscenza delle problematiche che investono una determinata area, e, conseguentemente, di predi-sporre eventuali strategie di intervento, non sembra poter pre-scindere dall’individuazione degli ambiti spaziali più idonei ad analizzare il contesto economico e sociale locale. Al fine di rispondere alle esigenze appena evidenziate si è sviluppata una ricca letteratura sul tema della “regionalizzazio-ne” (o “zonizzazione” – intendendo, con questi termini, la que-stione relativa alla delimitazione di porzioni di territorio interne ad aree più ampie), che ha visto impegnati studiosi afferenti a differenti discipline (economisti, statistici, geografi), i quali, pur partendo da punti di vista profondamente differenti ed utiliz-zando strumenti estremamente eterogenei, si sono posti come comune obiettivo quello di «…sovrapporre al quadro formale […], un quadro alternativo (definito dall’insieme delle relazioni e delle connessioni che sul territorio vengono a concretizzarsi) al quale far riferimento» non solamente nella fase di analisi, ma anche, ove possibile, in quella, preliminare, della raccolta di informazioni quantitative.
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