Il saggio propone una riflessione sulla rappresentazione del corpo in alcuni testi contemporanei, letterari e non, e sull’incertezza che caratterizza le categorie di reale e virtuale, i cui confini appaiono oggi sempre più sfumati. Da un lato la medicina promette infatti di aiutarci a mantenere i nostri corpi “perfetti”, se non addirittura a renderli tali, nonostante il passare del tempo e lo stratificarsi delle esperienze che ne segnano l’esteriorità oltre che l’interiorità; dall’altro le nuove tecnologie amplificano i nostri sensi e la capacità che abbiamo di controllare il tempo e lo spazio. Nell’universo che abitiamo, sempre più interconnesso ed esposto alle seduzioni dei mondi virtuali, vengono continuamente sottolineate l’ubiquità e l’eternità possibili dei nostri corpi.Il discorso è incentrato sul romanzo "The Body" (2002), di Hanif Kureishi, e sulle contraddizioni della contemporaneità che l’autore mette in evidenza: in particolare, la possibilità che l’uomo ha di mutare continuamente identità, salvo poi doversi confrontare con i preoccupanti effetti che tale cambiamento può produrre. All’analisi del romanzo di Kureishi sono affiancati altri testi non letterari che esplorano la tematica dell’incarnazione del virtuale da angolazioni e con linguaggi differenti. In ciascuno di questi testi il virtuale che si sperimenta non è un sogno, un mondo fantastico, la proiezione di un desiderio, ma un luogo ibrido in cui questi sogni, mondi fantastici e desideri prendono corpo, si incarnano e si fondono con la realtà, valicandone i limiti.
Metamorfosi di corpi. Il virtuale incarnato tra letteratura e media
RUGGIERO, ALESSANDRA
2009-01-01
Abstract
Il saggio propone una riflessione sulla rappresentazione del corpo in alcuni testi contemporanei, letterari e non, e sull’incertezza che caratterizza le categorie di reale e virtuale, i cui confini appaiono oggi sempre più sfumati. Da un lato la medicina promette infatti di aiutarci a mantenere i nostri corpi “perfetti”, se non addirittura a renderli tali, nonostante il passare del tempo e lo stratificarsi delle esperienze che ne segnano l’esteriorità oltre che l’interiorità; dall’altro le nuove tecnologie amplificano i nostri sensi e la capacità che abbiamo di controllare il tempo e lo spazio. Nell’universo che abitiamo, sempre più interconnesso ed esposto alle seduzioni dei mondi virtuali, vengono continuamente sottolineate l’ubiquità e l’eternità possibili dei nostri corpi.Il discorso è incentrato sul romanzo "The Body" (2002), di Hanif Kureishi, e sulle contraddizioni della contemporaneità che l’autore mette in evidenza: in particolare, la possibilità che l’uomo ha di mutare continuamente identità, salvo poi doversi confrontare con i preoccupanti effetti che tale cambiamento può produrre. All’analisi del romanzo di Kureishi sono affiancati altri testi non letterari che esplorano la tematica dell’incarnazione del virtuale da angolazioni e con linguaggi differenti. In ciascuno di questi testi il virtuale che si sperimenta non è un sogno, un mondo fantastico, la proiezione di un desiderio, ma un luogo ibrido in cui questi sogni, mondi fantastici e desideri prendono corpo, si incarnano e si fondono con la realtà, valicandone i limiti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.