Nell’era della globalizzazione, che ha ridotto notevolmente le distanze fra i paesi e che rende pressoché simultanea la diffusione dell’informazione su scala globale, le interconnessioni e le interdipendenze fra le diverse aree del mondo sono più che mai intense. Se le grandi multinazionali che dominano gli scenari economici mondiali portano le loro tecnologie ed i loro metodi produttivi nelle periferie del mondo, ciò non è condizione sufficiente per originare dinamiche di sviluppo secondo tendenze e modelli diversi da quelli che hanno contraddistinto il precedente secolo e che hanno provocato marcate sperequazioni a livello territoriale.In una prospettiva geografica, l’economia mondiale va indagata secondo un duplice contesto: a livello locale, innanzitutto, e poi a livello globale; la dimensione locale, ossia la contestualizzazione territoriale, è infatti alla base del vantaggio competitivo che costituisce il motore della crescita economica; la dimensione locale, d’altro canto, si proietta in quella globale in una pluralità di aspetti: per quanto riguarda le tecnologie, i mercati di approvvigionamento e di sbocco, i cambiamenti climatici. E’ pertanto su scala locale che si devono recepire, attuare e coordinare i numerosi stimoli che provengono dalla dimensione globale. Per svariate ragioni, anche storiche, le tradizionali aree della povertà appaiono tuttora estranee a processi di globalizzazione in grado di portare significativi miglioramenti in termini di benessere e, nella corsa allo sviluppo cui si protendono i paesi, nuove sacche di pauperismo si sono create per l’incapacità di competere e di interagire con i sistemi economici più forti.Nelle reciproche interdipendenze dei sistemi mondiali, è oggi maturata la consapevolezza di una responsabilità che ricade anche sui paesi industrializzati e che impone la messa a punto di strategie per operare in direzione di una sostanziale redistribuzione di risorse, per il tramite di forme complesse di cooperazione internazionali, tese a creare quelle condizioni favorevoli allo sviluppo, partendo innanzitutto dalla valorizzazione della risorsa umana e, dunque, dal necessario superamento dei problemi legati alla povertà estrema che si perpetua laddove consistenti fasce di popolazione siano private del necessario, non possano accedere ad un sistema di istruzione, non abbiano adeguata assistenza sanitaria, non siano in condizioni di salvaguardare gli strati sociali più deboli e siano continuamente esposti a catastrofi naturali ed a conflitti: sono, queste, alcune delle manifestazioni della povertà che sono state indagate tramite indicatori che, oltre a considerare parametri di tipo economico, appaiono in grado di misurare fenomeni di tipo qualitativo propri delle più recenti e diverse rappresentazioni della povertà su scala globale. [...]
Globalizzazione, crescita economica e povertà. Politiche e dinamiche territoriali
CARDINALE, Bernardo;
2009-01-01
Abstract
Nell’era della globalizzazione, che ha ridotto notevolmente le distanze fra i paesi e che rende pressoché simultanea la diffusione dell’informazione su scala globale, le interconnessioni e le interdipendenze fra le diverse aree del mondo sono più che mai intense. Se le grandi multinazionali che dominano gli scenari economici mondiali portano le loro tecnologie ed i loro metodi produttivi nelle periferie del mondo, ciò non è condizione sufficiente per originare dinamiche di sviluppo secondo tendenze e modelli diversi da quelli che hanno contraddistinto il precedente secolo e che hanno provocato marcate sperequazioni a livello territoriale.In una prospettiva geografica, l’economia mondiale va indagata secondo un duplice contesto: a livello locale, innanzitutto, e poi a livello globale; la dimensione locale, ossia la contestualizzazione territoriale, è infatti alla base del vantaggio competitivo che costituisce il motore della crescita economica; la dimensione locale, d’altro canto, si proietta in quella globale in una pluralità di aspetti: per quanto riguarda le tecnologie, i mercati di approvvigionamento e di sbocco, i cambiamenti climatici. E’ pertanto su scala locale che si devono recepire, attuare e coordinare i numerosi stimoli che provengono dalla dimensione globale. Per svariate ragioni, anche storiche, le tradizionali aree della povertà appaiono tuttora estranee a processi di globalizzazione in grado di portare significativi miglioramenti in termini di benessere e, nella corsa allo sviluppo cui si protendono i paesi, nuove sacche di pauperismo si sono create per l’incapacità di competere e di interagire con i sistemi economici più forti.Nelle reciproche interdipendenze dei sistemi mondiali, è oggi maturata la consapevolezza di una responsabilità che ricade anche sui paesi industrializzati e che impone la messa a punto di strategie per operare in direzione di una sostanziale redistribuzione di risorse, per il tramite di forme complesse di cooperazione internazionali, tese a creare quelle condizioni favorevoli allo sviluppo, partendo innanzitutto dalla valorizzazione della risorsa umana e, dunque, dal necessario superamento dei problemi legati alla povertà estrema che si perpetua laddove consistenti fasce di popolazione siano private del necessario, non possano accedere ad un sistema di istruzione, non abbiano adeguata assistenza sanitaria, non siano in condizioni di salvaguardare gli strati sociali più deboli e siano continuamente esposti a catastrofi naturali ed a conflitti: sono, queste, alcune delle manifestazioni della povertà che sono state indagate tramite indicatori che, oltre a considerare parametri di tipo economico, appaiono in grado di misurare fenomeni di tipo qualitativo propri delle più recenti e diverse rappresentazioni della povertà su scala globale. [...]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.