Perché manca una sintesi sull’anarchismo italiano dal dopoguerra agli anni della contestazione? Si è forse determinata una parentesi in questa storia? Una parentesi che sembra definirsi in un lungo intervallo, nel corso del quale tutto sembra ricondurre ad una incapacità nel rispondere ai nuovi problemi posti dalla trasformazione radicale della società italiana iniziata con la ricostruzione lungo l’asse del modello americano, e giunta al suo apice con il boom economico e con la crisi della metà degli anni Sessanta. Non fu così. Certo gli anarchici non rappresentavano più quel movimento che aveva segnato la storia politica e sociale dall’800 fin dentro il fascismo, ma sono ancora quegli uomini e quelle donne che lanciano una nuova sfida alla società nata dalla Resistenza, che si stava definendo nell’impianto repubblicano e nello scenario internazionale. Dal quadro emerge invece una ricchezza di analisi, fatta di scontri e scissioni, ma anche di spinte anticipatorie, di lotte e di trasversalismo sociale, di unità sindacale e di autonomia dei lavoratori da ogni sigla politica, che non possono far liquidare questi decenni come negativi e di crisi. Non sarà così un caso che il contrasto generazionale, agganciato e letto con la parallela trasformazione italiana, spingerà l’anarchismo a trovare nuovo vigore nella “stagione dei movimenti”, lungo la quale molti degli elementi dibattuti negli anni che la precedono si ritrovano e si diffondono. Questo lavoro è una delle “possibili e parziali storie” degli anarchici e tale non può non essere per i diversi e molteplici approcci che la vicenda stessa racchiude in sé.
Gli anarchici nell'età repubblicana dalla Resistenza agli anni della Contestazione. 1943-1968
IUSO, Pasquale
2014-01-01
Abstract
Perché manca una sintesi sull’anarchismo italiano dal dopoguerra agli anni della contestazione? Si è forse determinata una parentesi in questa storia? Una parentesi che sembra definirsi in un lungo intervallo, nel corso del quale tutto sembra ricondurre ad una incapacità nel rispondere ai nuovi problemi posti dalla trasformazione radicale della società italiana iniziata con la ricostruzione lungo l’asse del modello americano, e giunta al suo apice con il boom economico e con la crisi della metà degli anni Sessanta. Non fu così. Certo gli anarchici non rappresentavano più quel movimento che aveva segnato la storia politica e sociale dall’800 fin dentro il fascismo, ma sono ancora quegli uomini e quelle donne che lanciano una nuova sfida alla società nata dalla Resistenza, che si stava definendo nell’impianto repubblicano e nello scenario internazionale. Dal quadro emerge invece una ricchezza di analisi, fatta di scontri e scissioni, ma anche di spinte anticipatorie, di lotte e di trasversalismo sociale, di unità sindacale e di autonomia dei lavoratori da ogni sigla politica, che non possono far liquidare questi decenni come negativi e di crisi. Non sarà così un caso che il contrasto generazionale, agganciato e letto con la parallela trasformazione italiana, spingerà l’anarchismo a trovare nuovo vigore nella “stagione dei movimenti”, lungo la quale molti degli elementi dibattuti negli anni che la precedono si ritrovano e si diffondono. Questo lavoro è una delle “possibili e parziali storie” degli anarchici e tale non può non essere per i diversi e molteplici approcci che la vicenda stessa racchiude in sé.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.