La scelta di mettere insieme Einstein e Bobbio nasce dalla constatazione che i due, seppure contraddistinti da un diverso campo d’azione, giungono alla medesima conclusione sulla via percorribile per la ricerca della pace: la necessità di concentrare il potere legislativo e giudiziario in un unico Soggetto di livello internazionale. Dal progetto cosmopolitico, tuttavia, sembrerebbe emerge un non-essere umano disconosciuto nella sua realtà fenomenica e antropologica e un diritto reso funzione dalla forza. D’altronde, gli ingredienti che permettono ad una comunità di esistere insieme sono due: le relazioni tra gli individui che la compongono e l’obbligatorietà al rispetto delle norme che disciplinano l’agire sociale. Analizzando il primo elemento occorre ragionare che nella sostanziale contrapposizione tra l’”Io”, che si autoafferma, e il “sé stesso”, che deve riconoscere gli altri per poi identificarsi come sé stesso, è possibile qualificare l’individuo o come una circolarità chiusa frutto di una visione ego-centrica (intra-soggettiva), o come una circolarità particolare, aperta (inter-soggettiva). Nella seconda struttura il “sé” è definito nella qualifica dell’altro: l’altro non figura soltanto come un’altra persona ma è quello spazio che strutturalmente ha bisogno di relazionarsi con l’altro per definire sé stesso. Questi caratteri sono uguali per ogni essere umano, i quali posseggono questa realtà ontologica mancante senza l’altro; ed allora, il Mit-sein (con-essere) in realtà è un Mit-dasein (con-esser-ci), l’oltrepassamento del concetto di persona al fine di realizzare l’“ex-sistere” Heideggeriano. Ragion per cui, un soggetto di diritto e il diritto stesso non possono essere violenti. Un atto violento disconosce gli altri come esseri umani e il rifiuto degli altri è la negazione di sé stessi. La circolarità chiusa dell’io, pertanto, è esclusione dell’altro, ossia violenza come auto-assoggettamento, mentre la valorizzazione dell’altro è dis-assoggettamento. Ed allora, il fondamento funzionale di una politica internazionale ispirata alla creazione di una comunità unita e in pace impone una responsabilizzazione personale dello Stato nel riconoscimento dell’altro e nella rinuncia di una parte della propria liberà di azione e dell’uso della violenza. Quanto detto dona senso anche all’obbligatorietà perché senza l’adempimento del dovere che permette il riconoscimento dell’altro, non potrebbero concretizzarsi i diritti degli individui. Dunque, nella struttura ontologica dell’essere umano e delle comunità dobbiamo riconoscere una sintesi tra essere e dovere, ovvero il dovere di essere. Ciò posto, l’intervento si prefigge un’analisi critica sulle proposte soluzioni alla composizione dei conflitti per mezzo di una giuridicità volta all’uso della forza ovvero al riconoscimento dell’altro.

Da Bobbio a Einstein: perché il pacifismo istituzionale ha bisogno di un'estetica comune

Riccardo Merli
2025-01-01

Abstract

La scelta di mettere insieme Einstein e Bobbio nasce dalla constatazione che i due, seppure contraddistinti da un diverso campo d’azione, giungono alla medesima conclusione sulla via percorribile per la ricerca della pace: la necessità di concentrare il potere legislativo e giudiziario in un unico Soggetto di livello internazionale. Dal progetto cosmopolitico, tuttavia, sembrerebbe emerge un non-essere umano disconosciuto nella sua realtà fenomenica e antropologica e un diritto reso funzione dalla forza. D’altronde, gli ingredienti che permettono ad una comunità di esistere insieme sono due: le relazioni tra gli individui che la compongono e l’obbligatorietà al rispetto delle norme che disciplinano l’agire sociale. Analizzando il primo elemento occorre ragionare che nella sostanziale contrapposizione tra l’”Io”, che si autoafferma, e il “sé stesso”, che deve riconoscere gli altri per poi identificarsi come sé stesso, è possibile qualificare l’individuo o come una circolarità chiusa frutto di una visione ego-centrica (intra-soggettiva), o come una circolarità particolare, aperta (inter-soggettiva). Nella seconda struttura il “sé” è definito nella qualifica dell’altro: l’altro non figura soltanto come un’altra persona ma è quello spazio che strutturalmente ha bisogno di relazionarsi con l’altro per definire sé stesso. Questi caratteri sono uguali per ogni essere umano, i quali posseggono questa realtà ontologica mancante senza l’altro; ed allora, il Mit-sein (con-essere) in realtà è un Mit-dasein (con-esser-ci), l’oltrepassamento del concetto di persona al fine di realizzare l’“ex-sistere” Heideggeriano. Ragion per cui, un soggetto di diritto e il diritto stesso non possono essere violenti. Un atto violento disconosce gli altri come esseri umani e il rifiuto degli altri è la negazione di sé stessi. La circolarità chiusa dell’io, pertanto, è esclusione dell’altro, ossia violenza come auto-assoggettamento, mentre la valorizzazione dell’altro è dis-assoggettamento. Ed allora, il fondamento funzionale di una politica internazionale ispirata alla creazione di una comunità unita e in pace impone una responsabilizzazione personale dello Stato nel riconoscimento dell’altro e nella rinuncia di una parte della propria liberà di azione e dell’uso della violenza. Quanto detto dona senso anche all’obbligatorietà perché senza l’adempimento del dovere che permette il riconoscimento dell’altro, non potrebbero concretizzarsi i diritti degli individui. Dunque, nella struttura ontologica dell’essere umano e delle comunità dobbiamo riconoscere una sintesi tra essere e dovere, ovvero il dovere di essere. Ciò posto, l’intervento si prefigge un’analisi critica sulle proposte soluzioni alla composizione dei conflitti per mezzo di una giuridicità volta all’uso della forza ovvero al riconoscimento dell’altro.
2025
978-88-85431-90-4
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/166820
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact