Nel contesto degli attuali conflitti globali, emerge la necessità di riflettere sulle discipline che possono aiutare a comprendere e ad affrontare le dinamiche di guerra e pace. La geografia, per la sua intrinseca relazione con lo spazio e il territorio, si pone come strumento chiave in questo dibattito. Pertanto, questa presentazione esplora il ruolo della geografia nella gestione dei conflitti e nella promozione della pace, partendo dalle intuizioni del geografo francese Yves Lacoste, il quale nel suo testo del 1976 "La geografia: serve innanzitutto a fare la guerra", denuncia l'uso strategico e militare della geografia. Lacoste, infatti, riferendosi alla guerra del Vietnam, evidenzia come la geografia sia stata utilizzata per scopi bellici, attraverso la distruzione sistematica di infrastrutture strategiche come le dighe del Nord-Vietnam. Questo è un esempio di come l'analisi geografica possa influenzare significativamente gli esiti dei conflitti. Oggi, a cinquant'anni dalle osservazioni di Lacoste, appare necessario recuperare una comprensione collettiva della geografia che permetta di affrontare le sfide globali contemporanee e future. Un approccio geografico strutturato, che analizzi le spazialità differenziali e consideri i molteplici insiemi spaziali in cui si vive, può fornire soluzioni efficaci per la gestione dei conflitti e la promozione della pace. La geografia culturale, per esempio, può promuovere la comprensione reciproca tra diverse culture, riducendo le tensioni e prevenendo i conflitti. Inoltre, l'utilizzo di strumenti geospaziali come i Sistemi Informativi Geografici (GIS) può monitorare le aree di crisi e informare le strategie di mediazione. Pertanto, questa presentazione si propone di rispondere alla domanda: la geografia può servire a fare la pace? Attraverso un'analisi critica e l'esplorazione di casi di studio, infatti, intende dimostrare come la geografia non solo possa, ma debba essere utilizzata come strumento per costruire un mondo più pacifico. A tal fine, verranno discussi esempi di come la geografia abbia facilitato accordi di pace e promosso lo sviluppo sostenibile, contribuendo alla gestione equa delle risorse naturali e alla pianificazione di città resilienti. Inoltre, il contributo esaminerà come la geografia possa supportare la diplomazia preventiva. Attualmente, attraverso l'analisi geospaziale, è possibile identificare potenziali conflitti prima che si manifestino e intervenire tempestivamente per mitigare le tensioni. Strumenti come la mappatura delle risorse e la modellazione predittiva possono, di conseguenza, fornire informazioni critiche ai decisori politici per adottare misure preventive. D'altro canto, un altro aspetto cruciale che si intende trattare è l'educazione geografica come mezzo per costruire società più inclusive e comprensive. Integrando la geografia nei curricula scolastici, infatti, si può educare le nuove generazioni alla diversità culturale e alla cooperazione internazionale. Progetti educativi che collegano studenti di diverse nazioni attraverso piattaforme digitali possono creare una maggiore consapevolezza globale e un impegno verso la pace. Infine, la trattazione verterà sull'importanza delle partnership internazionali nella promozione della pace attraverso la geografia. Organizzazioni non governative, enti governativi e istituzioni accademiche possono collaborare per sviluppare e implementare progetti geograficamente informati che mirano alla risoluzione dei conflitti e alla costruzione della pace.

La geografia come strumento di pace: riconfigurare lo spazio tra conflitto e armonizzazione

Erika Di Nicola
In corso di stampa

Abstract

Nel contesto degli attuali conflitti globali, emerge la necessità di riflettere sulle discipline che possono aiutare a comprendere e ad affrontare le dinamiche di guerra e pace. La geografia, per la sua intrinseca relazione con lo spazio e il territorio, si pone come strumento chiave in questo dibattito. Pertanto, questa presentazione esplora il ruolo della geografia nella gestione dei conflitti e nella promozione della pace, partendo dalle intuizioni del geografo francese Yves Lacoste, il quale nel suo testo del 1976 "La geografia: serve innanzitutto a fare la guerra", denuncia l'uso strategico e militare della geografia. Lacoste, infatti, riferendosi alla guerra del Vietnam, evidenzia come la geografia sia stata utilizzata per scopi bellici, attraverso la distruzione sistematica di infrastrutture strategiche come le dighe del Nord-Vietnam. Questo è un esempio di come l'analisi geografica possa influenzare significativamente gli esiti dei conflitti. Oggi, a cinquant'anni dalle osservazioni di Lacoste, appare necessario recuperare una comprensione collettiva della geografia che permetta di affrontare le sfide globali contemporanee e future. Un approccio geografico strutturato, che analizzi le spazialità differenziali e consideri i molteplici insiemi spaziali in cui si vive, può fornire soluzioni efficaci per la gestione dei conflitti e la promozione della pace. La geografia culturale, per esempio, può promuovere la comprensione reciproca tra diverse culture, riducendo le tensioni e prevenendo i conflitti. Inoltre, l'utilizzo di strumenti geospaziali come i Sistemi Informativi Geografici (GIS) può monitorare le aree di crisi e informare le strategie di mediazione. Pertanto, questa presentazione si propone di rispondere alla domanda: la geografia può servire a fare la pace? Attraverso un'analisi critica e l'esplorazione di casi di studio, infatti, intende dimostrare come la geografia non solo possa, ma debba essere utilizzata come strumento per costruire un mondo più pacifico. A tal fine, verranno discussi esempi di come la geografia abbia facilitato accordi di pace e promosso lo sviluppo sostenibile, contribuendo alla gestione equa delle risorse naturali e alla pianificazione di città resilienti. Inoltre, il contributo esaminerà come la geografia possa supportare la diplomazia preventiva. Attualmente, attraverso l'analisi geospaziale, è possibile identificare potenziali conflitti prima che si manifestino e intervenire tempestivamente per mitigare le tensioni. Strumenti come la mappatura delle risorse e la modellazione predittiva possono, di conseguenza, fornire informazioni critiche ai decisori politici per adottare misure preventive. D'altro canto, un altro aspetto cruciale che si intende trattare è l'educazione geografica come mezzo per costruire società più inclusive e comprensive. Integrando la geografia nei curricula scolastici, infatti, si può educare le nuove generazioni alla diversità culturale e alla cooperazione internazionale. Progetti educativi che collegano studenti di diverse nazioni attraverso piattaforme digitali possono creare una maggiore consapevolezza globale e un impegno verso la pace. Infine, la trattazione verterà sull'importanza delle partnership internazionali nella promozione della pace attraverso la geografia. Organizzazioni non governative, enti governativi e istituzioni accademiche possono collaborare per sviluppare e implementare progetti geograficamente informati che mirano alla risoluzione dei conflitti e alla costruzione della pace.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/162245
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