I dati relativi all’obesità e al sovrappeso sono oramai allarmanti. Alla luce di essi, le principali organizzazioni internazionali (OMS e ONU) incentivano l’utilizzo di politiche fiscali atte a direzionare le abitudini alimentari dei consumatori verso scelte più salutari. L’obiettivo della tesi è quello di porre in rilievo l’opportunità, sotto il profilo della tutela della salute, di quelle forme di tassazione (fat tax e sugar tax) che, attraverso una rimodulazione (in aumento) dei prezzi, siano in grado di influenzare (in negativo) la domanda degli alimenti considerati dannosi per l’uomo (c.d. junk food). Attesa la comprovata correlazione tra cibi sani e cibi a minor impatto ambientale, l'analisi ivi condotta evidenzia altresì come un siffatto cambio di alimentazione possa contribuire alla necessaria riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) associate al cibo. Sotto questo profilo, può ipotizzarsi l’introduzione di un prelievo modulato sulle emissioni di carbonio generate da ciascun alimento (c.d. carbon tax sugli alimenti) o, in alternativa, un’imposizione afferente ai soli prodotti di origine animale (c.d. carbon meat tax). A tal fine, vengono analizzate, dapprima, la compatibilità di siffatte forme di prelievo con i principi cardine del diritto tributario e, successivamente, le ipotetiche forme strutturali della tassazione (in specie impiego di forme di prelievo già esistenti o istituzione di tributi ad hoc), nonché le modalità attuative maggiormente in grado di permettere alla stessa di raggiungere, sotto il profilo del suddetto scopo disincentivante, i migliori risultati possibili. Lo studio, infine, evidenzia come una tassazione di questo tipo possa contribuire al raggiungimento dell’obiettivo non solo per il tramite dell’aumento di prezzo che deriverebbe dal prelievo e, quindi, della forza deterrente che ne è insita, ma anche attraverso l’auspicabile finalizzazione dell’entrata così percepita al finanziamento di misure integrative e accessorie, di natura non autoritativa (quali, ad esempio, investimenti tecnologici in grado di rendere gli alimenti e le produzioni più sostenibili, riduzione dell’IVA applicata sui cibi più salutari, ecc.) che, in una logica di intervento multisettoriale, devono necessariamente sussistere.

La tassazione tra nutrizione e sostenibilità: analisi dei principi fiscali e potenziali applicazioni / D'Ignazio, Martina. - (2025 May 09).

La tassazione tra nutrizione e sostenibilità: analisi dei principi fiscali e potenziali applicazioni

Martina D'Ignazio
2025-05-09

Abstract

I dati relativi all’obesità e al sovrappeso sono oramai allarmanti. Alla luce di essi, le principali organizzazioni internazionali (OMS e ONU) incentivano l’utilizzo di politiche fiscali atte a direzionare le abitudini alimentari dei consumatori verso scelte più salutari. L’obiettivo della tesi è quello di porre in rilievo l’opportunità, sotto il profilo della tutela della salute, di quelle forme di tassazione (fat tax e sugar tax) che, attraverso una rimodulazione (in aumento) dei prezzi, siano in grado di influenzare (in negativo) la domanda degli alimenti considerati dannosi per l’uomo (c.d. junk food). Attesa la comprovata correlazione tra cibi sani e cibi a minor impatto ambientale, l'analisi ivi condotta evidenzia altresì come un siffatto cambio di alimentazione possa contribuire alla necessaria riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) associate al cibo. Sotto questo profilo, può ipotizzarsi l’introduzione di un prelievo modulato sulle emissioni di carbonio generate da ciascun alimento (c.d. carbon tax sugli alimenti) o, in alternativa, un’imposizione afferente ai soli prodotti di origine animale (c.d. carbon meat tax). A tal fine, vengono analizzate, dapprima, la compatibilità di siffatte forme di prelievo con i principi cardine del diritto tributario e, successivamente, le ipotetiche forme strutturali della tassazione (in specie impiego di forme di prelievo già esistenti o istituzione di tributi ad hoc), nonché le modalità attuative maggiormente in grado di permettere alla stessa di raggiungere, sotto il profilo del suddetto scopo disincentivante, i migliori risultati possibili. Lo studio, infine, evidenzia come una tassazione di questo tipo possa contribuire al raggiungimento dell’obiettivo non solo per il tramite dell’aumento di prezzo che deriverebbe dal prelievo e, quindi, della forza deterrente che ne è insita, ma anche attraverso l’auspicabile finalizzazione dell’entrata così percepita al finanziamento di misure integrative e accessorie, di natura non autoritativa (quali, ad esempio, investimenti tecnologici in grado di rendere gli alimenti e le produzioni più sostenibili, riduzione dell’IVA applicata sui cibi più salutari, ecc.) che, in una logica di intervento multisettoriale, devono necessariamente sussistere.
9-mag-2025
XXXVII
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/160600
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