The social process that brought women into the world of figurative art was a long one: women painters recorded from the 15th century onwards are a rare exception and few records have survived to the present day. Until the 18th century, it was socially unacceptable for a woman to be paid for her work: women were therefore often forced to find expedients to become painters and at the same time maintain a respectable social role. Generally, women entrusted the management of their earnings to their husbands or fathers, but in this way they were relegated to subordinate roles to their closest male relatives and were often forced to officially censor their direct earnings, or had to be content with receiving a fair reward in the form of more or less precious gifts. A forgotten exception to this system were the women artists who lived in religious convents: religious cenobia constituted the flawless environment to cultivate an inclination towards the arts without the social pressure of the marital and reproductive role and, in addition, it was the perfect stratagem to be able to receive money to manage (in a communitarian but autonomous manner with respect to male authority) while maintaining social respectability. From the 15th to the 17th century, however, the balance between religious vocation and the desire for artistic affirmation changed: if in the 15th century skill in the arts was subordinate to the desire to take holy vows, in the 17th century entering a convent became a lifestyle choice functional to the activity of painting.

L’affermazione delle donne nel mondo dell’arte figurativa ha comportato un processo sociale molto lungo: pittrici celebri sono ricordate già nel Quattrocento, ma costituiscono un’eccezione le cui notizie sono spesso sporadiche. Fino al pieno Settecento, per le artiste era socialmente riprovevole farsi pagare per il proprio lavoro, per cui spesso, per poter mantenere un’immagine rispettabile, erano costrette a trovare espedienti, primo fra gli altri l’affidamento della gestione patrimoniale al marito o al padre: in questo modo erano relegate in ruoli subordinati al parente maschio più prossimo e spesso erano costrette a censurare ufficialmente gli introiti diretti, oppure dovevano accontentarsi di ricevere la giusta ricompensa sottoforma di doni più o meno preziosi. Un tratto dimenticato di questo sistema dell’arte al femminile è la condizione delle donne artiste nei conventi: i cenobi religiosi costituivano l’ambiente più adatto per coltivare l’inclinazione alle arti senza la pressione sociale del ruolo coniugale e riproduttivo e, in aggiunta, era lo stratagemma perfetto per poter ricevere soldi da gestire (in modo comunitario ma autonomo rispetto all’autorità maschile) mantenendo la rispettabilità sociale. Dal XV al XVII secolo, però, l’equilibrio tra vocazione religiosa e volontà di affermazione artistica cambia: se nel Quattrocento la bravura nelle arti è subordinata alla volontà di prendere i sacri voti, nel Seicento l’ingresso in convento divenne una scelta di vita funzionale all’attività pittorica.

Cecilia Paolini, Le donne e l'arte. Il convento come forma di libertà

cecilia paolini
2023-01-01

Abstract

The social process that brought women into the world of figurative art was a long one: women painters recorded from the 15th century onwards are a rare exception and few records have survived to the present day. Until the 18th century, it was socially unacceptable for a woman to be paid for her work: women were therefore often forced to find expedients to become painters and at the same time maintain a respectable social role. Generally, women entrusted the management of their earnings to their husbands or fathers, but in this way they were relegated to subordinate roles to their closest male relatives and were often forced to officially censor their direct earnings, or had to be content with receiving a fair reward in the form of more or less precious gifts. A forgotten exception to this system were the women artists who lived in religious convents: religious cenobia constituted the flawless environment to cultivate an inclination towards the arts without the social pressure of the marital and reproductive role and, in addition, it was the perfect stratagem to be able to receive money to manage (in a communitarian but autonomous manner with respect to male authority) while maintaining social respectability. From the 15th to the 17th century, however, the balance between religious vocation and the desire for artistic affirmation changed: if in the 15th century skill in the arts was subordinate to the desire to take holy vows, in the 17th century entering a convent became a lifestyle choice functional to the activity of painting.
2023
979-12-80064-55-4
L’affermazione delle donne nel mondo dell’arte figurativa ha comportato un processo sociale molto lungo: pittrici celebri sono ricordate già nel Quattrocento, ma costituiscono un’eccezione le cui notizie sono spesso sporadiche. Fino al pieno Settecento, per le artiste era socialmente riprovevole farsi pagare per il proprio lavoro, per cui spesso, per poter mantenere un’immagine rispettabile, erano costrette a trovare espedienti, primo fra gli altri l’affidamento della gestione patrimoniale al marito o al padre: in questo modo erano relegate in ruoli subordinati al parente maschio più prossimo e spesso erano costrette a censurare ufficialmente gli introiti diretti, oppure dovevano accontentarsi di ricevere la giusta ricompensa sottoforma di doni più o meno preziosi. Un tratto dimenticato di questo sistema dell’arte al femminile è la condizione delle donne artiste nei conventi: i cenobi religiosi costituivano l’ambiente più adatto per coltivare l’inclinazione alle arti senza la pressione sociale del ruolo coniugale e riproduttivo e, in aggiunta, era lo stratagemma perfetto per poter ricevere soldi da gestire (in modo comunitario ma autonomo rispetto all’autorità maschile) mantenendo la rispettabilità sociale. Dal XV al XVII secolo, però, l’equilibrio tra vocazione religiosa e volontà di affermazione artistica cambia: se nel Quattrocento la bravura nelle arti è subordinata alla volontà di prendere i sacri voti, nel Seicento l’ingresso in convento divenne una scelta di vita funzionale all’attività pittorica.
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