Public musicology è diventata negli ultimi anni una definizione spesso evocata per racchiudere molteplici attività comunicative, dai blog agli articoli di giornale, dai tweet ai podcast, dalle lezioni concerto alle trasmissioni televisive, tutte accomunate dall’intento dei musicologi professionisti di coinvolgere un pubblico non specialistico, avvicinandolo in modo accessibile a contenuti musicali di qualità e orientati intellettualmente. Sebbene tale quadro di riferimento possa dirsi corretto e condivisibile, oggi paiono necessarie aperture verso ulteriori frontiere. Gli intenti della public musicology andrebbero infatti estesi all’avvicinamento dei fruitori a una forma mentis, ovvero all’interpretazione di temi trasversali, passati e presenti, attraverso la prospettiva musicale. Seguendo tale linea, la finalità non sarebbe più solo quella di trasmettere conoscenze musicali, ma anche di evidenziare come la musica possa essere non pretestuosamente inclusa fra gli strumenti di comprensione della storia, delle relazioni umane, delle dinamiche contemporanee e delle tendenze future. Il dibattito è quanto mai attuale poiché da un lato obbliga il musicologo a un confronto, ormai ineludibile, con l’universo della comunicazione in tutte le sue accezioni, da un altro lato implica un serio ripensamento sia sul rischio della banalizzazione a fini comunicativi, sia sui danni di un appiattimento prospettico sul presente, scelta spesso operata per sollecitare il coinvolgimento di una platea potenziale, la più ampia possibile. Il contributo affronta tali temi, con specifica attenzione per le componenti di novità attuali, anche in relazione alle professioni musicologiche nell’era della comunicazione.

Cosa c’è di nuovo nella ‘public musicology’?

Besutti P.
2023-01-01

Abstract

Public musicology è diventata negli ultimi anni una definizione spesso evocata per racchiudere molteplici attività comunicative, dai blog agli articoli di giornale, dai tweet ai podcast, dalle lezioni concerto alle trasmissioni televisive, tutte accomunate dall’intento dei musicologi professionisti di coinvolgere un pubblico non specialistico, avvicinandolo in modo accessibile a contenuti musicali di qualità e orientati intellettualmente. Sebbene tale quadro di riferimento possa dirsi corretto e condivisibile, oggi paiono necessarie aperture verso ulteriori frontiere. Gli intenti della public musicology andrebbero infatti estesi all’avvicinamento dei fruitori a una forma mentis, ovvero all’interpretazione di temi trasversali, passati e presenti, attraverso la prospettiva musicale. Seguendo tale linea, la finalità non sarebbe più solo quella di trasmettere conoscenze musicali, ma anche di evidenziare come la musica possa essere non pretestuosamente inclusa fra gli strumenti di comprensione della storia, delle relazioni umane, delle dinamiche contemporanee e delle tendenze future. Il dibattito è quanto mai attuale poiché da un lato obbliga il musicologo a un confronto, ormai ineludibile, con l’universo della comunicazione in tutte le sue accezioni, da un altro lato implica un serio ripensamento sia sul rischio della banalizzazione a fini comunicativi, sia sui danni di un appiattimento prospettico sul presente, scelta spesso operata per sollecitare il coinvolgimento di una platea potenziale, la più ampia possibile. Il contributo affronta tali temi, con specifica attenzione per le componenti di novità attuali, anche in relazione alle professioni musicologiche nell’era della comunicazione.
2023
978-88-5491-330-1
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