Tra i numerosi adattamenti del Romeo and Juliet, il film del 1996 di Baz Luhrmann affronta in maniera particolarmente interessante la questione del rapporto con le fonti. In un caleidoscopio di rimandi al testo shakespeariano e alle fonti che lo hanno ispirato, ma anche ai suoi successivi adattamenti – in particolare il film di Zeffirelli del 1968 – Luhrmann costruisce la sua versione postmoderna della tragica vicenda dei due innamorati sfortunati. Il saggio indaga le strategie adoperate dal regista per adattare la storia al gusto delle nuove generazioni e analizza l’insistenza sulla fluidità dell’idea di autore che pervade il film: dal gioco iniziale, nel titolo, con il nome di Shakespeare, all’incastro di citazioni – visive più che verbali – da alcune fonti, in particolare il poema di Brooke e il film di Zeffirelli. Nella Verona Beach dominata dalla presenza pervasiva dai media e da continui rimandi al western e ai gangster movie, i personaggi si muovono parlando la lingua di Shakespeare e accompagnati da una colonna sonora pop; per ricreare – nelle intenzioni di Luhrmann – un film che potesse essere chiassoso, sexy, violento e divertente, proprio come avrebbe lo avrebbe realizzato Shakespeare, se fosse stato un regista.
Romeo e Giulietta a Verona Beach. L’autore e la parodia delle fonti in William Shakespeare’s Romeo + Juliet di Baz Luhrmann
Alessandra Ruggiero
2023-01-01
Abstract
Tra i numerosi adattamenti del Romeo and Juliet, il film del 1996 di Baz Luhrmann affronta in maniera particolarmente interessante la questione del rapporto con le fonti. In un caleidoscopio di rimandi al testo shakespeariano e alle fonti che lo hanno ispirato, ma anche ai suoi successivi adattamenti – in particolare il film di Zeffirelli del 1968 – Luhrmann costruisce la sua versione postmoderna della tragica vicenda dei due innamorati sfortunati. Il saggio indaga le strategie adoperate dal regista per adattare la storia al gusto delle nuove generazioni e analizza l’insistenza sulla fluidità dell’idea di autore che pervade il film: dal gioco iniziale, nel titolo, con il nome di Shakespeare, all’incastro di citazioni – visive più che verbali – da alcune fonti, in particolare il poema di Brooke e il film di Zeffirelli. Nella Verona Beach dominata dalla presenza pervasiva dai media e da continui rimandi al western e ai gangster movie, i personaggi si muovono parlando la lingua di Shakespeare e accompagnati da una colonna sonora pop; per ricreare – nelle intenzioni di Luhrmann – un film che potesse essere chiassoso, sexy, violento e divertente, proprio come avrebbe lo avrebbe realizzato Shakespeare, se fosse stato un regista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.