La qualità compositiva ed estetica motiva, anche a distanza di secoli, l’ascolto, l’analisi e l’approfondimento, di repertori musicali. Tuttavia, è necessario ricordare non episodicamente, che molte di quelle opere sono state prodotte, come un bene di lusso, per pochi, privilegiati per rango e patrimonio, e che la maggior parte delle persone non ne aveva avuto nemmeno il sentore poiché appartenente a fasce sociali emarginate ed escluse dal godimento dei beni artistici e culturali. Una condizione di esclusione, questa, parzialmente mitigata in ambito sacro, dove la musica devozionale e liturgica, in quanto preghiera si rivolge a comunità più ampie, benché auto-selezionate dall’appartenenza confessionale. Un siffatto approccio metodologico apre numerose prospettive, di cui almeno tre ineludibili: il valore intrinseco dell’opera d’arte in rapporto alla storia; le reazioni e le derive riconducibili alla consapevolezza dei disallineamenti storico sociali sino, all’estremo, alla cancellazione; i vantaggi e i rischi della democratizzazione e del nuovo umanesimo tecnologico. Tali temi convergono verso un punto prospettico: la posizione degli operatori e dei fruitori contemporanei rispetto alle musiche di epoche a loro precedenti o appartenenti ad altri contesti geo-culturali. Il contributo affronta tale dibattito, ciclico e tipico delle fasi di accelerazione e di rifondazione delle coscienze.
La musica e l’assedio del presente: progettare il futuro sulla consapevolezza del passato
Besutti P.
2023-01-01
Abstract
La qualità compositiva ed estetica motiva, anche a distanza di secoli, l’ascolto, l’analisi e l’approfondimento, di repertori musicali. Tuttavia, è necessario ricordare non episodicamente, che molte di quelle opere sono state prodotte, come un bene di lusso, per pochi, privilegiati per rango e patrimonio, e che la maggior parte delle persone non ne aveva avuto nemmeno il sentore poiché appartenente a fasce sociali emarginate ed escluse dal godimento dei beni artistici e culturali. Una condizione di esclusione, questa, parzialmente mitigata in ambito sacro, dove la musica devozionale e liturgica, in quanto preghiera si rivolge a comunità più ampie, benché auto-selezionate dall’appartenenza confessionale. Un siffatto approccio metodologico apre numerose prospettive, di cui almeno tre ineludibili: il valore intrinseco dell’opera d’arte in rapporto alla storia; le reazioni e le derive riconducibili alla consapevolezza dei disallineamenti storico sociali sino, all’estremo, alla cancellazione; i vantaggi e i rischi della democratizzazione e del nuovo umanesimo tecnologico. Tali temi convergono verso un punto prospettico: la posizione degli operatori e dei fruitori contemporanei rispetto alle musiche di epoche a loro precedenti o appartenenti ad altri contesti geo-culturali. Il contributo affronta tale dibattito, ciclico e tipico delle fasi di accelerazione e di rifondazione delle coscienze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.