Nel corso del tempo sono identificabili quattro generazione di conflitto; negli ultimi decenni – sull’onda della rivoluzione digitale e dei social media – si è iniziato a parlare e a cercare di definire una quinta generazione legata a questa dimensione: network-centric warfare, cyberwar, socialmedia-war. Fra il 1989 e il 2003 è avvenuto il passaggio fra i conflitti di IV generazione ad una nuova dimensione e realtà della guerra. A partire da quella data si è sempre più consolidata una dicotomia dei conflitti: da una parte la presenza di bande irregolari ed eserciti che hanno condotto la guerra fra la gente, da un’altra parte la crescita della dimensione informatica, telematica e digitale non tanto e non solo delle armi ma soprattutto nella condotta dei conflitti. Questa dicotomia ha rappresentato una netta differenziazione che si sono sviluppati fra paesi poveri e conflitti innescati fra paesi evoluti tecnologicamente (o che avessero un interesse particolare nel conflitto “minore”). Esiste tuttavia una chiara differenza: alcune delle tecnologie digitali più diffuse sono anche quelle fra le più utilizzate (i social media e quindi la costruzione delle fake news, gli attacchi hacker, l’utilizzo del cyberspazio e del deep web, oscuramento di siti istituzionali e militari) al punto da poter identificare – nell’evaporare dei confini e dello spazio geografico tradizionalmente al centro dello scontro - questa dimensione come una vera componente del teatro bellico se non – in prospettiva – la principale. Alcuni studiosi, nel solco tracciato dalle definizioni delle precedenti generazioni di conflitti, hanno cominciato a riflettere su una sua declinazione che può essere racchiusa nel binomio “guerra illimitata” (inteso come una evoluzione del concetto di guerra asimmetrica e di guerra senza limiti a suo tempo utilizzato) oppure di “guerra ibrida” (ad alta intensità operativa e tecnologica, irregolare, in ambiti molto diversi fra loro - 2013) Quali sono quindi gli strumenti e le armi di questa guerra: informazione, propaganda, centri di comando e controllo, sistemi e reti elettroniche, piattaforme digitali (civili e militari), hackeraggio. Un contesto che determina una “nebbia” (la cosiddetta “war fog”) di fondo che rende il campo di battaglia reale o virtuale che sia, avvolto – appunto – in una nebbia dove l’orientamento è complesso.
La dimensione digitale nel passaggio dai conflitti di IV a quelli di V generazione
Pasquale Iuso
2023-01-01
Abstract
Nel corso del tempo sono identificabili quattro generazione di conflitto; negli ultimi decenni – sull’onda della rivoluzione digitale e dei social media – si è iniziato a parlare e a cercare di definire una quinta generazione legata a questa dimensione: network-centric warfare, cyberwar, socialmedia-war. Fra il 1989 e il 2003 è avvenuto il passaggio fra i conflitti di IV generazione ad una nuova dimensione e realtà della guerra. A partire da quella data si è sempre più consolidata una dicotomia dei conflitti: da una parte la presenza di bande irregolari ed eserciti che hanno condotto la guerra fra la gente, da un’altra parte la crescita della dimensione informatica, telematica e digitale non tanto e non solo delle armi ma soprattutto nella condotta dei conflitti. Questa dicotomia ha rappresentato una netta differenziazione che si sono sviluppati fra paesi poveri e conflitti innescati fra paesi evoluti tecnologicamente (o che avessero un interesse particolare nel conflitto “minore”). Esiste tuttavia una chiara differenza: alcune delle tecnologie digitali più diffuse sono anche quelle fra le più utilizzate (i social media e quindi la costruzione delle fake news, gli attacchi hacker, l’utilizzo del cyberspazio e del deep web, oscuramento di siti istituzionali e militari) al punto da poter identificare – nell’evaporare dei confini e dello spazio geografico tradizionalmente al centro dello scontro - questa dimensione come una vera componente del teatro bellico se non – in prospettiva – la principale. Alcuni studiosi, nel solco tracciato dalle definizioni delle precedenti generazioni di conflitti, hanno cominciato a riflettere su una sua declinazione che può essere racchiusa nel binomio “guerra illimitata” (inteso come una evoluzione del concetto di guerra asimmetrica e di guerra senza limiti a suo tempo utilizzato) oppure di “guerra ibrida” (ad alta intensità operativa e tecnologica, irregolare, in ambiti molto diversi fra loro - 2013) Quali sono quindi gli strumenti e le armi di questa guerra: informazione, propaganda, centri di comando e controllo, sistemi e reti elettroniche, piattaforme digitali (civili e militari), hackeraggio. Un contesto che determina una “nebbia” (la cosiddetta “war fog”) di fondo che rende il campo di battaglia reale o virtuale che sia, avvolto – appunto – in una nebbia dove l’orientamento è complesso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.