La parola ‘esperienza’, già in sé semanticamente densa, negli ultimi anni è stata oggetto di una rinnovata attenzione, segnalata tra l’altro dal crescente uso del lessema ‘esperienziale’ applicato, non sempre in modo pertinente o meditato, a una composita galassia di attività umane. La musica partecipa al sistema culturale quale peculiare patrimonio materiale (fonti, strumenti) e immateriale (pratiche esecutive), ma può contribuirvi anche quale vettore e catalizzatore di effetti sensoriali ed emotivi, applicabili alle più varie dimensioni di appropriazione di linguaggi ed espressioni in sé non musicali. Se il campo dei beni musicali comincia a godere di specifiche attenzioni, sebbene non ancora sufficienti, il contributo intrinseco e trasversale che la musica può dare a una coscienza e a un’economia dell’esperienza è ancora lontano dall’essere seriamente e scientificamente valutato. Senza scendere nel dettaglio delle teorie della ricezione musicale, ci si riferisce qui non tanto alla dimensione dell’ascolto musicale in quanto fulcro in sé motivante per un individuo o per una collettività di spettatori specificamente interessati, quanto alla funzione comunicativa della musica associata ad altre dimensioni percettive, visuali, motorie e anche diversamente uditive.
Investire in musica e beni culturali per costruire un nuovo rapporto fra esperienza e futuro
Besutti P.
2021-01-01
Abstract
La parola ‘esperienza’, già in sé semanticamente densa, negli ultimi anni è stata oggetto di una rinnovata attenzione, segnalata tra l’altro dal crescente uso del lessema ‘esperienziale’ applicato, non sempre in modo pertinente o meditato, a una composita galassia di attività umane. La musica partecipa al sistema culturale quale peculiare patrimonio materiale (fonti, strumenti) e immateriale (pratiche esecutive), ma può contribuirvi anche quale vettore e catalizzatore di effetti sensoriali ed emotivi, applicabili alle più varie dimensioni di appropriazione di linguaggi ed espressioni in sé non musicali. Se il campo dei beni musicali comincia a godere di specifiche attenzioni, sebbene non ancora sufficienti, il contributo intrinseco e trasversale che la musica può dare a una coscienza e a un’economia dell’esperienza è ancora lontano dall’essere seriamente e scientificamente valutato. Senza scendere nel dettaglio delle teorie della ricezione musicale, ci si riferisce qui non tanto alla dimensione dell’ascolto musicale in quanto fulcro in sé motivante per un individuo o per una collettività di spettatori specificamente interessati, quanto alla funzione comunicativa della musica associata ad altre dimensioni percettive, visuali, motorie e anche diversamente uditive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.