Nell’ambito di una politica criminale del XXI secolo sempre più orientata alla sicurezza della collettività e alla prevenzione del rischio reato appare necessario interrogarsi sul fondamento e il conseguente ruolo che l’istituto della recidiva de iure condendo dovrebbe ricoprire in un sistema penale integrato, informato ai principi dello Stato di diritto. Partendo dall’analisi del fondamento assunto dalla recidiva, investita dalla controversa novella del 2005 (legge c.d. «ex Cirielli»), l’indagine cerca di rintracciare l’effettivo fondamento dell’istituto a livello dommatico e sistematico, allargando lo spettro della ricerca anche alle misure di sicurezza personali destinate ai rei imputabili, istituto del quale la recidiva sembra surrettiziamente aver “usurpato”, di fatto, la funzione special preventiva, con gravi ripercussioni sotto il profilo del rispetto dei principi costituzionali di offensività, proporzionalità e finalità rieducativa della risposta sanzionatoria, stanti i suoi innumerevoli effetti commisurativi, diretti ed indiretti. Attraverso un’indagine comparatistica, rivolta sia agli ordinamenti di common law che di civil law, integrata dai risultati empirici degli studi delle scienze sociali, prevalentemente di carattere internazionale, si è cercato pertanto di verificare se l’attuale, tradizionale, veste della recidiva come circostanza aggravante del reato sia ancora funzionale agli scopi della pena, ovvero sia solo un retaggio del Täterstrafrecht; e se, in un sistema penale teleologicamente orientato ai principi costituzionali, non sia preferibile riformare in modo profondo il sistema sanzionatorio del doppio binario, rivolto ai rei imputabili più pericolosi, anche alla luce delle indicazioni provenienti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e delle Corti costituzionali degli ordinamenti aventi la nostra medesima tradizione giuridica.

La recidiva tra colpevolezza e pericolosità. Prospettive d’indagine nel sistema penale integrato.

Francesca Rocchi
2020-01-01

Abstract

Nell’ambito di una politica criminale del XXI secolo sempre più orientata alla sicurezza della collettività e alla prevenzione del rischio reato appare necessario interrogarsi sul fondamento e il conseguente ruolo che l’istituto della recidiva de iure condendo dovrebbe ricoprire in un sistema penale integrato, informato ai principi dello Stato di diritto. Partendo dall’analisi del fondamento assunto dalla recidiva, investita dalla controversa novella del 2005 (legge c.d. «ex Cirielli»), l’indagine cerca di rintracciare l’effettivo fondamento dell’istituto a livello dommatico e sistematico, allargando lo spettro della ricerca anche alle misure di sicurezza personali destinate ai rei imputabili, istituto del quale la recidiva sembra surrettiziamente aver “usurpato”, di fatto, la funzione special preventiva, con gravi ripercussioni sotto il profilo del rispetto dei principi costituzionali di offensività, proporzionalità e finalità rieducativa della risposta sanzionatoria, stanti i suoi innumerevoli effetti commisurativi, diretti ed indiretti. Attraverso un’indagine comparatistica, rivolta sia agli ordinamenti di common law che di civil law, integrata dai risultati empirici degli studi delle scienze sociali, prevalentemente di carattere internazionale, si è cercato pertanto di verificare se l’attuale, tradizionale, veste della recidiva come circostanza aggravante del reato sia ancora funzionale agli scopi della pena, ovvero sia solo un retaggio del Täterstrafrecht; e se, in un sistema penale teleologicamente orientato ai principi costituzionali, non sia preferibile riformare in modo profondo il sistema sanzionatorio del doppio binario, rivolto ai rei imputabili più pericolosi, anche alla luce delle indicazioni provenienti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e delle Corti costituzionali degli ordinamenti aventi la nostra medesima tradizione giuridica.
2020
978-88-495-4370-4
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