The essay reconstructs the main political interpretations of Dante’s work promoted, during the Risorgimento, within the wide and heterogeneous catholic party. It saw opposed the advocates of Catholicism of a liberal inspiration and those who, on the contrary, were counterposed to the ideologies and models of the modern society. In the first half of the Nineteenth Century, both parties, despite their irreconcilable political positions, understood points of agreement in their judgements concerning Dante, who was considered respectful towards the dogmas of Catholicism and the Pontifical authority. Nevertheless, he was not forgiven «the strange aberration» of Monarchia introduced into the Index until 1900. Subsequently the achievement of national independence the hinders between the two political parties turned out to be irreconcilable, affecting doubtless the thought regarding the Florentine writer, who was considered by the champions of the Kingdom of Italy, the forerunner of national unity, of a tempered monarchy and the decay of the temporal power held by the popes.

Il saggio ricostruisce le principali interpretazioni politiche dell’opera dantesca promosse, nel corso del Risorgimento, all’interno dell’ampio ed eterogeneo schieramento cattolico, che vedeva contrapposti i fautori di un cattolicesimo d’ispirazione liberale e filorisorgimentale e coloro che, invece, si opponevano alle ideologie e ai modelli della società moderna trincerandosi a difesa delle prerogative del clero e del potere temporale della Chiesa. Nella prima metà dell’Ottocento, entrambe le compagini, nonostante le loro inconciliabili posizioni politiche, colsero elementi di convergenza nei giudizi su Dante, ritenuto rispettoso dei dogmi del cattolicesimo e dell’autorità pontificia, a cui non perdonarono, però, «la strana aberrazione» della Monarchia, rimasta all’Indice fino al 1900. Con il conseguimento dell’indipendenza nazionale i contrasti tra i due partiti del cattolicesimo politico italiano si fecero però insanabili e coinvolsero anche il pensiero e gli scritti del Fiorentino, reputato dai paladini del nuovo Regno d’Italia preconizzatore dell’unità nazionale, di una monarchia temperata di libertà e del disfacimento del potere temporale dei papi.

Dante e il cattolicesimo politico in epoca risorgimentale

F. Di Giannatale
2022-01-01

Abstract

The essay reconstructs the main political interpretations of Dante’s work promoted, during the Risorgimento, within the wide and heterogeneous catholic party. It saw opposed the advocates of Catholicism of a liberal inspiration and those who, on the contrary, were counterposed to the ideologies and models of the modern society. In the first half of the Nineteenth Century, both parties, despite their irreconcilable political positions, understood points of agreement in their judgements concerning Dante, who was considered respectful towards the dogmas of Catholicism and the Pontifical authority. Nevertheless, he was not forgiven «the strange aberration» of Monarchia introduced into the Index until 1900. Subsequently the achievement of national independence the hinders between the two political parties turned out to be irreconcilable, affecting doubtless the thought regarding the Florentine writer, who was considered by the champions of the Kingdom of Italy, the forerunner of national unity, of a tempered monarchy and the decay of the temporal power held by the popes.
2022
979-12-5977-135-3
Il saggio ricostruisce le principali interpretazioni politiche dell’opera dantesca promosse, nel corso del Risorgimento, all’interno dell’ampio ed eterogeneo schieramento cattolico, che vedeva contrapposti i fautori di un cattolicesimo d’ispirazione liberale e filorisorgimentale e coloro che, invece, si opponevano alle ideologie e ai modelli della società moderna trincerandosi a difesa delle prerogative del clero e del potere temporale della Chiesa. Nella prima metà dell’Ottocento, entrambe le compagini, nonostante le loro inconciliabili posizioni politiche, colsero elementi di convergenza nei giudizi su Dante, ritenuto rispettoso dei dogmi del cattolicesimo e dell’autorità pontificia, a cui non perdonarono, però, «la strana aberrazione» della Monarchia, rimasta all’Indice fino al 1900. Con il conseguimento dell’indipendenza nazionale i contrasti tra i due partiti del cattolicesimo politico italiano si fecero però insanabili e coinvolsero anche il pensiero e gli scritti del Fiorentino, reputato dai paladini del nuovo Regno d’Italia preconizzatore dell’unità nazionale, di una monarchia temperata di libertà e del disfacimento del potere temporale dei papi.
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