Il 6 aprile del 1850 uscì a Napoli il primo numero della «Civiltà Cattolica», l’organo ufficiale della Compagnia di Gesù, che fin dalla sua fondazione esercitò un’influenza notevole nel dibattito religioso e politico italiano. L’impresa che attendeva i gesuiti all’indomani del biennio rivoluzionario 1848-49 si configurava come una «santa crociata» finalizzata a ricondurre la civiltà sulla via della dottrina cattolica da affiancare a quella politico-militare dei governi restaurati, in modo da fomentare nell’opinione pubblica una sorta di obiezione di coscienza di fronte alla secolarizzazione della società e all’affermarsi dello Stato laico. La sua azione si svolse, in particolare, lungo alcune grandi linee convergenti: il recupero e la diffusione della filosofia tomista, considerata l’unica in grado di fornire il quadro concettuale e il fondamento teoretico per pensare la modernità in termini cristiani; la critica inflessibile nei confronti delle ideologie moderne – soprattutto nei riguardi del liberalismo e delle varie declinazioni delle dottrine socialiste – e delle loro applicazioni sociali e politiche; e, infine, l’opposizione alle rivendicazioni del movimento risorgimentale che, facendo leva sul principio di nazionalità e sulle teorie separatiste, attentavano alle prerogative temporali della Chiesa. Il presente volume si propone di ricostruire i tratti salienti della polemica aspra e costante che la rivista, dalla sua fondazione fino all’Unità, dispiegò contro quella «Rivoluzione italiana» che dopo la fallimentare esperienza quarantottesca stava nuovamente tessendo le proprie fila minacciando, in maniera sempre più incalzante, il Principato civile dei pontefici.

«La Civiltà Cattolica» e la critica della modernità (1850-1861)

Fabio Di Giannatale
2022-01-01

Abstract

Il 6 aprile del 1850 uscì a Napoli il primo numero della «Civiltà Cattolica», l’organo ufficiale della Compagnia di Gesù, che fin dalla sua fondazione esercitò un’influenza notevole nel dibattito religioso e politico italiano. L’impresa che attendeva i gesuiti all’indomani del biennio rivoluzionario 1848-49 si configurava come una «santa crociata» finalizzata a ricondurre la civiltà sulla via della dottrina cattolica da affiancare a quella politico-militare dei governi restaurati, in modo da fomentare nell’opinione pubblica una sorta di obiezione di coscienza di fronte alla secolarizzazione della società e all’affermarsi dello Stato laico. La sua azione si svolse, in particolare, lungo alcune grandi linee convergenti: il recupero e la diffusione della filosofia tomista, considerata l’unica in grado di fornire il quadro concettuale e il fondamento teoretico per pensare la modernità in termini cristiani; la critica inflessibile nei confronti delle ideologie moderne – soprattutto nei riguardi del liberalismo e delle varie declinazioni delle dottrine socialiste – e delle loro applicazioni sociali e politiche; e, infine, l’opposizione alle rivendicazioni del movimento risorgimentale che, facendo leva sul principio di nazionalità e sulle teorie separatiste, attentavano alle prerogative temporali della Chiesa. Il presente volume si propone di ricostruire i tratti salienti della polemica aspra e costante che la rivista, dalla sua fondazione fino all’Unità, dispiegò contro quella «Rivoluzione italiana» che dopo la fallimentare esperienza quarantottesca stava nuovamente tessendo le proprie fila minacciando, in maniera sempre più incalzante, il Principato civile dei pontefici.
2022
9788868669508
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