La distinzione fra l’opera di Machiavelli e il Machiavellismo inteso come pratica perversa della politica, insieme ad un oscillante giudizio sui suoi scritti, fondato sull'opposizione delle categorie interpretative (libertà/tirannia, repubblica/monarchia, egoismo/generosità, crudeltà/benevolenza, astuzia/semplicità, abiezione/eroismo), segnarono le presenze machiavelliane negli scrittori politici francesi fra Impero e Restaurazione, dal Gruppo di Coppet sino a Guizot. Una sintesi efficace di questi dilemmi sarà offerta, anche lettori francesi, da Th.B. Macaulay che, nel 1827, indicò come il Fiorentino rappresentasse un vero "enigma" interpretativo. La contraddizione tra ingegno ed empietà era da consegnare, in negativo, all'intero contesto storico dell'Italia rinascimentale, dalla civiltà così raffinata, ma anche dalla decadenza così virulenta. Dentro un giudizio, nel contempo riprovazione morale e fascinazione politica, vi era spesso, da Constant a Guizot, una matrice culturale di natura calvinista.

L' "enigma" Machiavelli in Francia fra Impero e Restaurazione

NOTO, Adolfo
2011-01-01

Abstract

La distinzione fra l’opera di Machiavelli e il Machiavellismo inteso come pratica perversa della politica, insieme ad un oscillante giudizio sui suoi scritti, fondato sull'opposizione delle categorie interpretative (libertà/tirannia, repubblica/monarchia, egoismo/generosità, crudeltà/benevolenza, astuzia/semplicità, abiezione/eroismo), segnarono le presenze machiavelliane negli scrittori politici francesi fra Impero e Restaurazione, dal Gruppo di Coppet sino a Guizot. Una sintesi efficace di questi dilemmi sarà offerta, anche lettori francesi, da Th.B. Macaulay che, nel 1827, indicò come il Fiorentino rappresentasse un vero "enigma" interpretativo. La contraddizione tra ingegno ed empietà era da consegnare, in negativo, all'intero contesto storico dell'Italia rinascimentale, dalla civiltà così raffinata, ma anche dalla decadenza così virulenta. Dentro un giudizio, nel contempo riprovazione morale e fascinazione politica, vi era spesso, da Constant a Guizot, una matrice culturale di natura calvinista.
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