Dopo una lunga parabola che ai primordi del XIX secolo l’aveva visto prima protagonista in accademie arcadiche e società letterarie napoletane e romane, poi apprezzato improvvisatore estemporaneo, librettista di drammi musicali e poeta del regio teatro San Carlo di Napoli, e, infine, autore di componimenti celebrativi sia dei Napoleonidi e che dei Borboni, il vastese Gabriele Rossetti fu tra i protagonisti del nonimestre rivoluzionario napoletano del 1820-21. La svolta costituzionalista non gli fu però perdonata da re Ferdinando che, tornato al potere, lo escluse dagli amnistiati costringendolo all’esilio prima a Malta poi a Londra dove, sbarcato nell’aprile del 1824, restò per oltre trent’anni insegnando lingua e letteratura italiana al King’s College. Il saggio, attraverso l’analisi di fonti archivistiche inedite conservate presso l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, focalizza l’attenzione su quattro scritti rossettiani – il trattato Sullo Spirito antipapale (1832), il salterio Iddio e l’uomo (1833), il pamphlet Roma verso la metà del secolo decimonono (1840) e il poema polimetro Il Veggente in solitudine (1840) – che tra il 1833 e il ’46 furono poste all’Indice dalle autorità vaticane per le tesi politiche e religiose propugnate, ritenute «ereticali» e meritevoli persino di «bruciamento» dai consultori della Sagra Congregazione dell’Indice.

"Se ne comunichi la proibizione, e se ne incarichi il ricoglimento e il bruciamento". La reazione vaticana agli scritti di Gabriele Rossetti

Di Giannatale Fabio
2021-01-01

Abstract

Dopo una lunga parabola che ai primordi del XIX secolo l’aveva visto prima protagonista in accademie arcadiche e società letterarie napoletane e romane, poi apprezzato improvvisatore estemporaneo, librettista di drammi musicali e poeta del regio teatro San Carlo di Napoli, e, infine, autore di componimenti celebrativi sia dei Napoleonidi e che dei Borboni, il vastese Gabriele Rossetti fu tra i protagonisti del nonimestre rivoluzionario napoletano del 1820-21. La svolta costituzionalista non gli fu però perdonata da re Ferdinando che, tornato al potere, lo escluse dagli amnistiati costringendolo all’esilio prima a Malta poi a Londra dove, sbarcato nell’aprile del 1824, restò per oltre trent’anni insegnando lingua e letteratura italiana al King’s College. Il saggio, attraverso l’analisi di fonti archivistiche inedite conservate presso l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, focalizza l’attenzione su quattro scritti rossettiani – il trattato Sullo Spirito antipapale (1832), il salterio Iddio e l’uomo (1833), il pamphlet Roma verso la metà del secolo decimonono (1840) e il poema polimetro Il Veggente in solitudine (1840) – che tra il 1833 e il ’46 furono poste all’Indice dalle autorità vaticane per le tesi politiche e religiose propugnate, ritenute «ereticali» e meritevoli persino di «bruciamento» dai consultori della Sagra Congregazione dell’Indice.
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