La musica in sé, considerata non come vuoto simulacro, ma come respiro del tempo umano negli spazi, ha il potere di raccontare senza ridondanze e con empatica incisività il senso profondo delle storie e delle genti. Le intenzioni che muovono i singoli sono spesso ispirate, più o meno consapevolmente, da flussi comunicativi, che con ampiezza crescente possono essere irradiati dalla famiglia, dalla cerchia della comunità di riferimento sino, nell’era attuale, ad abbracciare una platea interconnessa e globale. La musica è tra i segnali che, più frequentemente di altri, richiamano gli individui di oggi a riunirsi in azioni collettive o a replicare gli itinerari delle generazioni che li hanno preceduti. Le interrelazioni fra musica e luoghi sono in perenne mutamento, rinnovate da condizioni socio-antropologiche cangianti e, più di recente, dal precipitoso evolvere delle tecnologie. La difficoltà attuale, comune a ogni campo dello scibile, è data non tanto dall’avvicendamento di contesti e situazioni, quanto dalla stratificazione di nuovi parametri, in scenari sempre più vasti, spesso spersonalizzati, intercambiabili e anaffettivi, che inducono a desiderare un altrove più sfavillante e moderno. Una storiografia musicale che intenda contribuire alla comprensione di fenomeni contemporanei anche attraverso gli eventuali antecedenti storici, non può evitare di armonizzare il peculiare studio delle fonti di interesse musicale con la lettura storica e antropologica dei fenomeni stessi. In questa prospettiva l’Abruzzo è un laboratorio privilegiato. Imbrigliata nell’orbita di incombenti poli di attrazione e di irradiazione musicale, la regione abruzzese ha partecipato, come altre, all’osmosi fra centri e periferie, tipica di aree prive di autonomie politiche forti, ma più di altre ha mantenuto il filo di alcuni sentori culturali profondi, non frammentati dal fitto policentrismo, né del tutto banalizzati dai processi di modernizzazione. In Abruzzo il legame fra la contemporaneità e le usanze è palpabile, e la musica ne è il segno, al pari di altri indicatori, quali il rapporto delle donne e degli uomini con la natura, il paesaggio, il cibo, le architetture, il sapere artigianale e contadino. La persistenza di alcune tradizioni consiglia di guardare all’Abruzzo contemporaneo con un approccio attento alle interrelazioni fra fonti storiche ed esperienze antropologiche. In campo musicologico tale intreccio è manifesto, tra l’altro, nella sfera delle musiche devozionali attuali, radicate in un passato che, se rivelato, può aiutare a nutrire e rigenerare l’immaginario presente.

Il contributo della musicologia alla definizione dell’Abruzzo come entità geo-culturale

Besutti P.
2020-01-01

Abstract

La musica in sé, considerata non come vuoto simulacro, ma come respiro del tempo umano negli spazi, ha il potere di raccontare senza ridondanze e con empatica incisività il senso profondo delle storie e delle genti. Le intenzioni che muovono i singoli sono spesso ispirate, più o meno consapevolmente, da flussi comunicativi, che con ampiezza crescente possono essere irradiati dalla famiglia, dalla cerchia della comunità di riferimento sino, nell’era attuale, ad abbracciare una platea interconnessa e globale. La musica è tra i segnali che, più frequentemente di altri, richiamano gli individui di oggi a riunirsi in azioni collettive o a replicare gli itinerari delle generazioni che li hanno preceduti. Le interrelazioni fra musica e luoghi sono in perenne mutamento, rinnovate da condizioni socio-antropologiche cangianti e, più di recente, dal precipitoso evolvere delle tecnologie. La difficoltà attuale, comune a ogni campo dello scibile, è data non tanto dall’avvicendamento di contesti e situazioni, quanto dalla stratificazione di nuovi parametri, in scenari sempre più vasti, spesso spersonalizzati, intercambiabili e anaffettivi, che inducono a desiderare un altrove più sfavillante e moderno. Una storiografia musicale che intenda contribuire alla comprensione di fenomeni contemporanei anche attraverso gli eventuali antecedenti storici, non può evitare di armonizzare il peculiare studio delle fonti di interesse musicale con la lettura storica e antropologica dei fenomeni stessi. In questa prospettiva l’Abruzzo è un laboratorio privilegiato. Imbrigliata nell’orbita di incombenti poli di attrazione e di irradiazione musicale, la regione abruzzese ha partecipato, come altre, all’osmosi fra centri e periferie, tipica di aree prive di autonomie politiche forti, ma più di altre ha mantenuto il filo di alcuni sentori culturali profondi, non frammentati dal fitto policentrismo, né del tutto banalizzati dai processi di modernizzazione. In Abruzzo il legame fra la contemporaneità e le usanze è palpabile, e la musica ne è il segno, al pari di altri indicatori, quali il rapporto delle donne e degli uomini con la natura, il paesaggio, il cibo, le architetture, il sapere artigianale e contadino. La persistenza di alcune tradizioni consiglia di guardare all’Abruzzo contemporaneo con un approccio attento alle interrelazioni fra fonti storiche ed esperienze antropologiche. In campo musicologico tale intreccio è manifesto, tra l’altro, nella sfera delle musiche devozionali attuali, radicate in un passato che, se rivelato, può aiutare a nutrire e rigenerare l’immaginario presente.
2020
978-88-99697-12-9
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