La complessità dei campi istituzionali, ricostruibile mediante l’analogia con i vettori complessi, mostra che la coniugazione di segmenti situati su assi categoriali qualitativamente distinti, si compie con il loro saldarsi in un intero. Si è delineata, così, la questione del tutto, nel senso di realtà unitaria e completa, ma ritengo che sia più esatto adottare il termine intero. Il problema dell’intero è, insieme, anche quello delle sue parti. Nel nesso intero-parti vanno dunque distinti due aspetti, peraltro interconnessi: il reciproco innesto delle parti l’una nell’altra e il dislivello tra le parti e l’intero, per cui questo eccede la somma e la totalità delle parti, ma non può, almeno in una misura da determinare, farne a meno. I due problemi sono strettamente interconnessi e si pongono sul piano categoriale e non su quello quantitativo. Il numero ha già dato, in tal senso, un’indicazione categoriale, dal momento che la somma vettoriale genera un vettore complesso, qualitativamente distinto dai segmenti orientati che lo generano e dalla somma algebrica dei loro rispettivi valori numerici. Ci si può domandare, se il piano complesso racchiuda qualche ulteriore risvolto categoriale, che poi si riflette sui vettori che giacciono su di esso. In tal caso, se è lecito l’uso euristico del vettore complesso per rappresentare altri enti, ivi compresi condotte e relazioni umane e relative costruzioni istituzionali, la lettura categoriale del piano complesso, può riservare qualche sorpresa. La riflessione sulla nozione platonica di metaxy si rivela ancora un punto cruciale della questione. In questa direzione, tenterò una riformulazione categoriale della chiave numerica che già Platone adotta per interpretare ciò che sta metaxy, ossia le cose finite, situate tra due estremi opposti, entrambi fuori della portata della nostra esperienza diretta, e di cui ciò che sta, appunto, metaxy e sottintende ed introietta la mescolanza . L’uso del numero, riletto sullo sfondo delle peculiarità categoriali dello zero e del suo inverso, e delle sue operazioni, consente di far uscire dall’approssimazione quella nozione e di disegnare in maniera precisa i tratti caratteristici, i confini e lo statuto categoriale di ciò che si trova ed accade nel mezzo. Noto, en passant, che il modo di operare in questo contesto della chiave numerica, rende più chiara, perché la mostra in azione, quella separatio che configura il terzo grado di astrazione della filosofia perenne . Poiché, inoltre, ciò che è in questione è il luogo in cui l'uomo opera con arte e metodo ed in cui del suo operare si depositano gli effetti, la rilettura del metaxy si proietta su tutta la sfera della significazione e, quindi, sulla costituzione della realtà istituzionale, sugli ordinamenti giuridici e politici, sulle stesse strutture profonde della storia umana.

Il Metaxy: riflessioni preliminari intorno ad una nozione chiave per la filosofia delle istituzioni politiche e giuridiche.

Paolo Savarese
2017-01-01

Abstract

La complessità dei campi istituzionali, ricostruibile mediante l’analogia con i vettori complessi, mostra che la coniugazione di segmenti situati su assi categoriali qualitativamente distinti, si compie con il loro saldarsi in un intero. Si è delineata, così, la questione del tutto, nel senso di realtà unitaria e completa, ma ritengo che sia più esatto adottare il termine intero. Il problema dell’intero è, insieme, anche quello delle sue parti. Nel nesso intero-parti vanno dunque distinti due aspetti, peraltro interconnessi: il reciproco innesto delle parti l’una nell’altra e il dislivello tra le parti e l’intero, per cui questo eccede la somma e la totalità delle parti, ma non può, almeno in una misura da determinare, farne a meno. I due problemi sono strettamente interconnessi e si pongono sul piano categoriale e non su quello quantitativo. Il numero ha già dato, in tal senso, un’indicazione categoriale, dal momento che la somma vettoriale genera un vettore complesso, qualitativamente distinto dai segmenti orientati che lo generano e dalla somma algebrica dei loro rispettivi valori numerici. Ci si può domandare, se il piano complesso racchiuda qualche ulteriore risvolto categoriale, che poi si riflette sui vettori che giacciono su di esso. In tal caso, se è lecito l’uso euristico del vettore complesso per rappresentare altri enti, ivi compresi condotte e relazioni umane e relative costruzioni istituzionali, la lettura categoriale del piano complesso, può riservare qualche sorpresa. La riflessione sulla nozione platonica di metaxy si rivela ancora un punto cruciale della questione. In questa direzione, tenterò una riformulazione categoriale della chiave numerica che già Platone adotta per interpretare ciò che sta metaxy, ossia le cose finite, situate tra due estremi opposti, entrambi fuori della portata della nostra esperienza diretta, e di cui ciò che sta, appunto, metaxy e sottintende ed introietta la mescolanza . L’uso del numero, riletto sullo sfondo delle peculiarità categoriali dello zero e del suo inverso, e delle sue operazioni, consente di far uscire dall’approssimazione quella nozione e di disegnare in maniera precisa i tratti caratteristici, i confini e lo statuto categoriale di ciò che si trova ed accade nel mezzo. Noto, en passant, che il modo di operare in questo contesto della chiave numerica, rende più chiara, perché la mostra in azione, quella separatio che configura il terzo grado di astrazione della filosofia perenne . Poiché, inoltre, ciò che è in questione è il luogo in cui l'uomo opera con arte e metodo ed in cui del suo operare si depositano gli effetti, la rilettura del metaxy si proietta su tutta la sfera della significazione e, quindi, sulla costituzione della realtà istituzionale, sugli ordinamenti giuridici e politici, sulle stesse strutture profonde della storia umana.
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