L’attenzione è incentrata sui princìpi che nonostante le evoluzioni e le modifiche subite dal matrimonio nel corso delle varie epoche avrebbero retto le giuste nozze in Roma: monogamia, esogamia e consenso. In nessuna epoca dell’esperienza giuridica romana a un uomo sarebbe stato consentito di avere due o più mogli legittime. Si è tentato di dimostrare che le fonti non sono univoche nel focalizzare l’interpretazione della tematica. Non mancarono, nel corso dei tredici secoli di storia romana, eccezioni che derogavano ai criteri ritenuti generali e condivisi. In virtù del principio esogamico, inoltre, il matrimonio era permesso solo tra coloro che appartenevano a distinti gruppi, sia familiari sia gentilizi. Le fonti sembrano, anche in questo caso, testimoniare che non sono mancate anomalie rispetto alla condivisione di valori comuni. Reiteratamente, infatti, gli imperatori sono intervenuti a disciplinare le conseguenze e la loro punibilità. Prova, questa, che se l’istituto fosse stato immutabile non sarebbe stata avvertita la necessità di ribadirne o correggerne gli aspetti. Il consenso, manifestazione dell’affectio maritalis, infine, era elemento essenziale che distinse le giuste nozze dalle unioni di fatto. Tutte le volte che esistevano impedimenti soggettivi al vincolo le coppie finivano, però, con l’aggirare l’ostacolo preclusivo ricorrendo a stabili convivenze: concubinato e contubernio. Unioni che unitamente al vincolo coniugale saranno vietate nel caso fossero formalizzate tra romani e barbari.

Matrimoni romani tra diritto e realtà. Monogamia, esogamia, etnogamia

SANDIROCCO, LUIGI
2016-01-01

Abstract

L’attenzione è incentrata sui princìpi che nonostante le evoluzioni e le modifiche subite dal matrimonio nel corso delle varie epoche avrebbero retto le giuste nozze in Roma: monogamia, esogamia e consenso. In nessuna epoca dell’esperienza giuridica romana a un uomo sarebbe stato consentito di avere due o più mogli legittime. Si è tentato di dimostrare che le fonti non sono univoche nel focalizzare l’interpretazione della tematica. Non mancarono, nel corso dei tredici secoli di storia romana, eccezioni che derogavano ai criteri ritenuti generali e condivisi. In virtù del principio esogamico, inoltre, il matrimonio era permesso solo tra coloro che appartenevano a distinti gruppi, sia familiari sia gentilizi. Le fonti sembrano, anche in questo caso, testimoniare che non sono mancate anomalie rispetto alla condivisione di valori comuni. Reiteratamente, infatti, gli imperatori sono intervenuti a disciplinare le conseguenze e la loro punibilità. Prova, questa, che se l’istituto fosse stato immutabile non sarebbe stata avvertita la necessità di ribadirne o correggerne gli aspetti. Il consenso, manifestazione dell’affectio maritalis, infine, era elemento essenziale che distinse le giuste nozze dalle unioni di fatto. Tutte le volte che esistevano impedimenti soggettivi al vincolo le coppie finivano, però, con l’aggirare l’ostacolo preclusivo ricorrendo a stabili convivenze: concubinato e contubernio. Unioni che unitamente al vincolo coniugale saranno vietate nel caso fossero formalizzate tra romani e barbari.
2016
978-88-548-9812-7
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/94097
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact