Il “modello HDZ” (Comunità Democratica Croata), applicato alla privatizzazione delle proprietà sociali (društveno vlasnistvo), prevedeva la nazionalizzazione ed in seguito la rivendita a soggetti privati. I risultati però hanno rivelato obbiettivi opposti a quelli ufficialmente previsti. Invece di migliorare la produzione, aumentare la competitivita’ ed il numero delle assunzioni, il modello di privatizzazione ha portato risultati contrari: diminuzione degli occupati, calo di produttivita’, abbattimento della ricchezza nazionale e comparsa di criminalita’ diffusa e non suscettibile di controllo. Pertatno, a distanza di dieci anni, l'articolo sottolinea come il processo di transizione economica si e’ realizzato in Croazia sotto forma di una rapina condotta dallo stato a danno dei cittadini; infatti, al di la’ delle dichiarazioni di facciata e dei richiami alle sofferenze in nome del patriottismo, le alchimie economiche del presidente Tuđman hanno spesso costituito un’enorme saccheggio da parte di attori economici politicamente leali. Secondo la nota tesi di Tuđman, il processo di privatizzazione doveva creare 200 famiglie croate ricche, politicamente vicino all’HDZ (membri, parenti, finanziatori) e leali al più «grande croato» del paese. Tale strategia si e’ realizzata in varie tappe che hanno trasformato la proprieta’ sociale in proprieta’ pubblica, poi traferita in mani private ed infine, dopo operazioni sistematiche di saccheggio, nuovamente nelle mani dello stato. Inizialmente, i vecchi quadri dirigenti dell’autogestione socialista furono oggetto di una meticolosa purga politica che ha preparato il terreno alla fase di trasformazione (pretvorba). Tutti i beni sociali sono stati traformati in beni pubblici e le proprieta’ trasferite all’”Agenzia per la privatizzazione”, poi all’omonimo ministero ed infine al “Fondo croato per la privatizzazione”(HFP). Quest’ultimo si e’ trovato a disposizione un enorme fortuna da valutare e rivendere a propria totale discrezione, senza assumersi alcuna responsabilita’ legale riguardo all’esito della privatizzazione stessa. [...]

Nationalisme et transformation de la proprietè sociale en Croatie

COCCO, EMILIO
2005-01-01

Abstract

Il “modello HDZ” (Comunità Democratica Croata), applicato alla privatizzazione delle proprietà sociali (društveno vlasnistvo), prevedeva la nazionalizzazione ed in seguito la rivendita a soggetti privati. I risultati però hanno rivelato obbiettivi opposti a quelli ufficialmente previsti. Invece di migliorare la produzione, aumentare la competitivita’ ed il numero delle assunzioni, il modello di privatizzazione ha portato risultati contrari: diminuzione degli occupati, calo di produttivita’, abbattimento della ricchezza nazionale e comparsa di criminalita’ diffusa e non suscettibile di controllo. Pertatno, a distanza di dieci anni, l'articolo sottolinea come il processo di transizione economica si e’ realizzato in Croazia sotto forma di una rapina condotta dallo stato a danno dei cittadini; infatti, al di la’ delle dichiarazioni di facciata e dei richiami alle sofferenze in nome del patriottismo, le alchimie economiche del presidente Tuđman hanno spesso costituito un’enorme saccheggio da parte di attori economici politicamente leali. Secondo la nota tesi di Tuđman, il processo di privatizzazione doveva creare 200 famiglie croate ricche, politicamente vicino all’HDZ (membri, parenti, finanziatori) e leali al più «grande croato» del paese. Tale strategia si e’ realizzata in varie tappe che hanno trasformato la proprieta’ sociale in proprieta’ pubblica, poi traferita in mani private ed infine, dopo operazioni sistematiche di saccheggio, nuovamente nelle mani dello stato. Inizialmente, i vecchi quadri dirigenti dell’autogestione socialista furono oggetto di una meticolosa purga politica che ha preparato il terreno alla fase di trasformazione (pretvorba). Tutti i beni sociali sono stati traformati in beni pubblici e le proprieta’ trasferite all’”Agenzia per la privatizzazione”, poi all’omonimo ministero ed infine al “Fondo croato per la privatizzazione”(HFP). Quest’ultimo si e’ trovato a disposizione un enorme fortuna da valutare e rivendere a propria totale discrezione, senza assumersi alcuna responsabilita’ legale riguardo all’esito della privatizzazione stessa. [...]
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