Lo studio analizza le finalità di applicazione della disciplina, i rapporti tra soggetti pubblici e organizzazioni di volontariato, anche riguardo gli aspetti del trattamento dei dati in materia di obiezione di coscienza, nonché il trattamento agevolato dei dati sensibili rispetto alle confessioni religiose. La disciplina, novellata dalla normativa presa in esame, considera di rilevante interesse pubblico le finalità dirette all'applicazione di quanto già contenuto nella legge 230/1998 e delle altre disposizioni in materia di obiezione di coscienza. Tale rilevanza viene esaminata in ordine alle finalità riguardanti lo svolgimento dei rapporti istituzionali con enti di culto, confessioni religiose e comunità, attraverso l'analisi delle disposizioni del testo normativo individuanti medesime finalità rilevanti, ove l'appartenenza religiosa vada determinando il soggetto che, coinvolge sia la P.A. che i rappresentanti degli organismi. Emerge pertanto come, il principio di non discriminazione, disposto a livello costituzionale e più volte ribadito a livello di legge ordinaria, a tutela del godimento di uguali diritti civili e politici, indipendentemente dalla fede religiosa professata, non si applica nei rapporti interni alle organizzazioni religiose, ove prevale il diritto di autonomia delle confessioni.[...]

Volontariato, obiezione di coscienza e rapporti con enti di culto

DALLA VILLA, Cristina
2007-01-01

Abstract

Lo studio analizza le finalità di applicazione della disciplina, i rapporti tra soggetti pubblici e organizzazioni di volontariato, anche riguardo gli aspetti del trattamento dei dati in materia di obiezione di coscienza, nonché il trattamento agevolato dei dati sensibili rispetto alle confessioni religiose. La disciplina, novellata dalla normativa presa in esame, considera di rilevante interesse pubblico le finalità dirette all'applicazione di quanto già contenuto nella legge 230/1998 e delle altre disposizioni in materia di obiezione di coscienza. Tale rilevanza viene esaminata in ordine alle finalità riguardanti lo svolgimento dei rapporti istituzionali con enti di culto, confessioni religiose e comunità, attraverso l'analisi delle disposizioni del testo normativo individuanti medesime finalità rilevanti, ove l'appartenenza religiosa vada determinando il soggetto che, coinvolge sia la P.A. che i rappresentanti degli organismi. Emerge pertanto come, il principio di non discriminazione, disposto a livello costituzionale e più volte ribadito a livello di legge ordinaria, a tutela del godimento di uguali diritti civili e politici, indipendentemente dalla fede religiosa professata, non si applica nei rapporti interni alle organizzazioni religiose, ove prevale il diritto di autonomia delle confessioni.[...]
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