Gli A.A. affrontano l’argomento disegnando un sintetico quadro sui tipi di intervento che si prospettano nel settore della fitorimediazione, con particolare riferimento alle specie arboree.Nella prima parte sono descritti i processi attraverso cui operano le piante, indicando i punti rilevanti per la diverse tecniche di fitorimediazione, e portando l’attenzione sui meccanismi che portano alla stabilizzazione dei suoli ed all’estrazione ed accumulo nelle piante di elementi minerali in traccia o ET. Nella stessa parte del lavoro si tenta anche di precisare che cosa si intende con la denominazione impropria di “metallo pesante”, definizione largamente usata per indicare gli ET, che “inquina” pubblicazioni tecniche e scientifiche, e che purtroppo è entrata anche nel linguaggio legale.Nella seconda parte vengono esaminati, sotto il profilo “ecologico” e biologico, i limiti e le possibilità di impiego delle coperture vegetali arboree nei settori della fitostabilizzazione e fitoestrazione, mettendo in particolare evidenza il ruolo e le funzioni dell’apparato radicale delle piante. Infine nella terza parte vengono valutate comparativamente numerose informazioni sulla traslocazione ed accumulo di ET in diversi tessuti ed organi delle piante, base del calcolo per valutare l’efficacia degli interventi di fitoestrazione; viene riportato un esempio di grande interesse pratico sulla utilizzazione di cloni di pioppo per la produzione di legno ad uso energetico, allevati con il sistema Short rotation woody crops, attraverso il quale si può stimare la produzione media annua di sostanza secca (biomassa asportabile) (10 t). Dopo un breve excursus su gli altri possibili usi delle specie legnose nell’ambito del recupero ambientale, gli A.A. concludono che l’uso delle piante è comunque auspicabile e insostituibile per la riqualificazione del territorio, ma che per confermare la possibilità di una effettiva fitoestrazione, anche con previsioni di coltivazione a lungo termine, occorrono maggiori informazioni e ricerche sui processi di assorbimento e traslocazione ed una migliorata base del materiale vegetale utilizzabile a tale fine.[...]

Coperture vegetali arboree e fitorimediazione

MARONE, ELETTRA;
2009-01-01

Abstract

Gli A.A. affrontano l’argomento disegnando un sintetico quadro sui tipi di intervento che si prospettano nel settore della fitorimediazione, con particolare riferimento alle specie arboree.Nella prima parte sono descritti i processi attraverso cui operano le piante, indicando i punti rilevanti per la diverse tecniche di fitorimediazione, e portando l’attenzione sui meccanismi che portano alla stabilizzazione dei suoli ed all’estrazione ed accumulo nelle piante di elementi minerali in traccia o ET. Nella stessa parte del lavoro si tenta anche di precisare che cosa si intende con la denominazione impropria di “metallo pesante”, definizione largamente usata per indicare gli ET, che “inquina” pubblicazioni tecniche e scientifiche, e che purtroppo è entrata anche nel linguaggio legale.Nella seconda parte vengono esaminati, sotto il profilo “ecologico” e biologico, i limiti e le possibilità di impiego delle coperture vegetali arboree nei settori della fitostabilizzazione e fitoestrazione, mettendo in particolare evidenza il ruolo e le funzioni dell’apparato radicale delle piante. Infine nella terza parte vengono valutate comparativamente numerose informazioni sulla traslocazione ed accumulo di ET in diversi tessuti ed organi delle piante, base del calcolo per valutare l’efficacia degli interventi di fitoestrazione; viene riportato un esempio di grande interesse pratico sulla utilizzazione di cloni di pioppo per la produzione di legno ad uso energetico, allevati con il sistema Short rotation woody crops, attraverso il quale si può stimare la produzione media annua di sostanza secca (biomassa asportabile) (10 t). Dopo un breve excursus su gli altri possibili usi delle specie legnose nell’ambito del recupero ambientale, gli A.A. concludono che l’uso delle piante è comunque auspicabile e insostituibile per la riqualificazione del territorio, ma che per confermare la possibilità di una effettiva fitoestrazione, anche con previsioni di coltivazione a lungo termine, occorrono maggiori informazioni e ricerche sui processi di assorbimento e traslocazione ed una migliorata base del materiale vegetale utilizzabile a tale fine.[...]
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