Nell’ambito di una riflessione sul valore, la natura e le funzione dello spettacolo cosiddetto “dal vivo” nel contesto di una società della comunicazione sempre più “mediatizzata”, il saggio esamina le considerazioni che Walter Benjamin dedica al confronto fra attore teatrale e attore cinematografico nel celebre L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Il recente ritrovamento del dattiloscritto relativo alla prima stesura del saggio nel 1936, ha permesso di constatare la presenza di sensibili differenze nel testo originario rispetto alla seconda e più nota stesura del 1939, pubblicata da Adorno nel 1955 e alla base di molte traduzioni (tra le quali quella italiana del 1966). Risulta così di grande interesse la constatazione che proprio la sezione dedicata al problema dell’attore cinematografico è andata incontro, nella revisione dell’autore, a profondi cambiamenti e, nel caso specifico di un paragrafo, alla sua completa riscrittura. Il raffronto fra le due versioni fa emergere una tesi estremamente interessante avanzata da Benjamin nella stesura originaria. Secondo l’autore, con l’interposizione fra attore e pubblico di un apparato meccanico di ripresa (che rende superflua la compresenza, differisce nel tempo e disloca nello spazio l’atto comunicativo), l’agire dell’attore subisce una trasformazione radicale: da Kunstleistung (“prestazione artistica”) che era, essa diventa un’altra cosa, precisamente una Testleistung (“prestazione di verifica”). A causa delle particolari condizioni tecniche di realizzazione del film l’azione dell’attore cinematografico perderebbe le caratteristiche che ne fanno un fatto artistico (artigianale) e si trasformerebbe in un comportamento assimilabile a quello caratteristico dei modi e dei rapporti di produzione operanti nell’organizzazione capitalistico-industriale della società occidentale del XX secolo. L’azione dell’attore, nel cinema, diventa proprio come alla catena di montaggio misurabile e migliorabile (non è forse casuale, osserva quindi Benjamin, che il cinema e la catena di montaggio appaiano pressochè insieme nel corso della storia).[...]

Recitare per una apparecchiatura (o per due). Benjamin e il problema dell’attore cinematografico

DERIU, Fabrizio
2007-01-01

Abstract

Nell’ambito di una riflessione sul valore, la natura e le funzione dello spettacolo cosiddetto “dal vivo” nel contesto di una società della comunicazione sempre più “mediatizzata”, il saggio esamina le considerazioni che Walter Benjamin dedica al confronto fra attore teatrale e attore cinematografico nel celebre L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Il recente ritrovamento del dattiloscritto relativo alla prima stesura del saggio nel 1936, ha permesso di constatare la presenza di sensibili differenze nel testo originario rispetto alla seconda e più nota stesura del 1939, pubblicata da Adorno nel 1955 e alla base di molte traduzioni (tra le quali quella italiana del 1966). Risulta così di grande interesse la constatazione che proprio la sezione dedicata al problema dell’attore cinematografico è andata incontro, nella revisione dell’autore, a profondi cambiamenti e, nel caso specifico di un paragrafo, alla sua completa riscrittura. Il raffronto fra le due versioni fa emergere una tesi estremamente interessante avanzata da Benjamin nella stesura originaria. Secondo l’autore, con l’interposizione fra attore e pubblico di un apparato meccanico di ripresa (che rende superflua la compresenza, differisce nel tempo e disloca nello spazio l’atto comunicativo), l’agire dell’attore subisce una trasformazione radicale: da Kunstleistung (“prestazione artistica”) che era, essa diventa un’altra cosa, precisamente una Testleistung (“prestazione di verifica”). A causa delle particolari condizioni tecniche di realizzazione del film l’azione dell’attore cinematografico perderebbe le caratteristiche che ne fanno un fatto artistico (artigianale) e si trasformerebbe in un comportamento assimilabile a quello caratteristico dei modi e dei rapporti di produzione operanti nell’organizzazione capitalistico-industriale della società occidentale del XX secolo. L’azione dell’attore, nel cinema, diventa proprio come alla catena di montaggio misurabile e migliorabile (non è forse casuale, osserva quindi Benjamin, che il cinema e la catena di montaggio appaiano pressochè insieme nel corso della storia).[...]
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