L’obiettivo dell’indagine è quello di verificare l’esistenza (e l'eventuale contenuto) nell'ordinamento italiano di un diritto alla salute degli stranieri. A tal fine si procede all’analisi del diritto positivo, della dottrina e della giurisprudenza in materia. Accertata la natura fondamentale e inviolabile del diritto alla salute, se ne ricava la titolarità in capo ad ogni persona, anche priva della cittadinanza italiana o europea, in base al principio per cui il legislatore ordinario non può introdurre discriminazioni tra cittadini e stranieri per quanto attiene al riconoscimento dei diritti "fondamentali” o “inviolabili" dell’uomo. Due limiti tuttavia incidono sulla titolarità e sull’esercizio del diritto alla salute degli stranieri: la sua natura di diritto sociale "finanziariamente condizionato"; la possibilità di una discriminazione ragionevole tra cittadini e stranieri, come soggetti che si trovano in situazioni di fatto diverse, che giurisprudenza e dottrina ammettono pur nel rispetto del principio di eguaglianza. Emerge in entrambi i casi l’esistenza di un contenuto minimo essenziale del diritto, tale da non tollerare compressioni né ad opera della legge, che se lesiva di tale nucleo minimo sarebbe viziata da illegittimità costituzionale, né ad opera dell’amministrazione, che sarebbe priva in radice del potere di ostacolare o limitare il godimento e l’esercizio della porzione non riducibile del diritto. La disciplina dell'accesso degli stranieri al Servizio Sanitario Nazionale, pur prevedendo un trattamento differenziato sulla base della regolarità o meno della loro presenza nel territorio dello Stato, è sottoposta ad un'interpretazione costituzionalmente orientata che ne fa salva la conformità ai descritti principi costituzionali. L'ipotesi ricostruttiva è che il nucleo irriducibile del diritto alla salute spettante anche agli irregolari coincida con i L.E.A. (livelli essenziali di assistenza) che il Servizio Sanitario pubblico deve per legge garantire agli utenti.

Appunti introduttivi sul diritto alla salute degli stranieri nell'ordinamento italiano

D'ANTONIO, SIMONA
2014-01-01

Abstract

L’obiettivo dell’indagine è quello di verificare l’esistenza (e l'eventuale contenuto) nell'ordinamento italiano di un diritto alla salute degli stranieri. A tal fine si procede all’analisi del diritto positivo, della dottrina e della giurisprudenza in materia. Accertata la natura fondamentale e inviolabile del diritto alla salute, se ne ricava la titolarità in capo ad ogni persona, anche priva della cittadinanza italiana o europea, in base al principio per cui il legislatore ordinario non può introdurre discriminazioni tra cittadini e stranieri per quanto attiene al riconoscimento dei diritti "fondamentali” o “inviolabili" dell’uomo. Due limiti tuttavia incidono sulla titolarità e sull’esercizio del diritto alla salute degli stranieri: la sua natura di diritto sociale "finanziariamente condizionato"; la possibilità di una discriminazione ragionevole tra cittadini e stranieri, come soggetti che si trovano in situazioni di fatto diverse, che giurisprudenza e dottrina ammettono pur nel rispetto del principio di eguaglianza. Emerge in entrambi i casi l’esistenza di un contenuto minimo essenziale del diritto, tale da non tollerare compressioni né ad opera della legge, che se lesiva di tale nucleo minimo sarebbe viziata da illegittimità costituzionale, né ad opera dell’amministrazione, che sarebbe priva in radice del potere di ostacolare o limitare il godimento e l’esercizio della porzione non riducibile del diritto. La disciplina dell'accesso degli stranieri al Servizio Sanitario Nazionale, pur prevedendo un trattamento differenziato sulla base della regolarità o meno della loro presenza nel territorio dello Stato, è sottoposta ad un'interpretazione costituzionalmente orientata che ne fa salva la conformità ai descritti principi costituzionali. L'ipotesi ricostruttiva è che il nucleo irriducibile del diritto alla salute spettante anche agli irregolari coincida con i L.E.A. (livelli essenziali di assistenza) che il Servizio Sanitario pubblico deve per legge garantire agli utenti.
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