I ruminanti hanno sviluppato nel corso della loro evoluzione una sofisticata strategia digestiva capace di ottenere energia dalla degradazione anaerobica della fibra; tale processo avviene nel rumine a opera di svariati ceppi di batteri celluloso litici la cui azione dipende da diversi fattori, quali la presenza di substrati degradabili, il pH del liquor ruminale (idealmente dovrebbe essere superiore a valori di 6-6 l) concentrazioni di adeguate quantità di ammoniaca (livelli minimi di 5 mg/dL) isoacidi, minerali e dal tempo di permanenza degli alimenti. La quantità di fibra fermentata nel rumine e la velocità oraria con cui avviene la degradazione dipendono dalle caratteristiche intrinseche di ciascuna fonte. E’ interessante ricordare che, a parità composizione in componenti parietali (emicellulosa, cellulosa, lignina) fra diversi foraggi, a velocità di degradazione oraria della fibra differisce anche notevolmente. Il fenomeno dipenderebbe in particolare in particolare dalla disposizione spaziale della parete cellulare durante le fasi di crescita della pianta; al momento, purtroppo, non sono conosciuti i meccanismi che controllano questo fenomeno. La misura della velocità con la quale la fibra degradabile è fermentata è assai utile per stimare correttamente l’energia degli alimenti (foraggi in particolare) e anche per valutare con maggiore precisione la quantità di proteine microbiche che possiamo attenderci dalle sintesi batteriche. Il problema è particolarmente sentito nelle bovine ad alta produzione caratterizzate da elevati fabbisogni nutrizionali e da una rapida velocità di transito ruminale degli alimenti; in questi casi è importante che le diete apportino adeguate quantità di fibra velocemente degradabile per favorier l’attività dei batteri celluloso litici, per esaltare l’ingestione giornaliera di alimenti e la copertura dei fabbisogni nutrizionali, per contenere i rischi collegati all’impiego di elevate quantità di amidi. [...]

Digeribilità della NDF dell’insilato di mais e razionamento delle bovine da latte

FORMIGONI, Andrea;FUSARO, ISA
2007-01-01

Abstract

I ruminanti hanno sviluppato nel corso della loro evoluzione una sofisticata strategia digestiva capace di ottenere energia dalla degradazione anaerobica della fibra; tale processo avviene nel rumine a opera di svariati ceppi di batteri celluloso litici la cui azione dipende da diversi fattori, quali la presenza di substrati degradabili, il pH del liquor ruminale (idealmente dovrebbe essere superiore a valori di 6-6 l) concentrazioni di adeguate quantità di ammoniaca (livelli minimi di 5 mg/dL) isoacidi, minerali e dal tempo di permanenza degli alimenti. La quantità di fibra fermentata nel rumine e la velocità oraria con cui avviene la degradazione dipendono dalle caratteristiche intrinseche di ciascuna fonte. E’ interessante ricordare che, a parità composizione in componenti parietali (emicellulosa, cellulosa, lignina) fra diversi foraggi, a velocità di degradazione oraria della fibra differisce anche notevolmente. Il fenomeno dipenderebbe in particolare in particolare dalla disposizione spaziale della parete cellulare durante le fasi di crescita della pianta; al momento, purtroppo, non sono conosciuti i meccanismi che controllano questo fenomeno. La misura della velocità con la quale la fibra degradabile è fermentata è assai utile per stimare correttamente l’energia degli alimenti (foraggi in particolare) e anche per valutare con maggiore precisione la quantità di proteine microbiche che possiamo attenderci dalle sintesi batteriche. Il problema è particolarmente sentito nelle bovine ad alta produzione caratterizzate da elevati fabbisogni nutrizionali e da una rapida velocità di transito ruminale degli alimenti; in questi casi è importante che le diete apportino adeguate quantità di fibra velocemente degradabile per favorier l’attività dei batteri celluloso litici, per esaltare l’ingestione giornaliera di alimenti e la copertura dei fabbisogni nutrizionali, per contenere i rischi collegati all’impiego di elevate quantità di amidi. [...]
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