Il volume di Natale Barca dedicato alle figure e all’impatto storico di Tiberio e Caio Gracco fa seguito a una significativa produzione nella quale lo studioso ha passato al vaglio l’epoca di Mario e Silla (223-224)1, completando così il trittico sulla rottura dell’ordinamento e sulla crisi del sistema nella Roma tardorepubblicana. Il saggio si muove su più prospettive ma comunque in un grande affresco essenzialmente storico che origina gli aspetti sociali e giuridici, in ogni modo trattati non solo in derivazione. Il piano di lavoro è ben scandito e risulta tanto semplicemente quanto logicamente strutturato: una prima parte dedicata a Tiberio (11-130), quella centrale con funzione di interludio e di raccordo (133-172), la terza riservata a Gaio (175-220), con un brevissimo epilogo per la figura della madre Cornelia (221-222) passata alla storia per la frase a lei attribuita da Valerio Massimo nei Facta et dicta memorabilia, con la quale definì i figli Tiberio e Caio “i miei gioielli” (Val. Max. 4.4.4). Una costante che percorre il volume di Barca è la minuziosità di ricostruzione del quadro storico e la cura del particolare, senza lasciare nulla al caso, come se il lettore o lo studioso fossero posti di fronte a una ricomposizione che l’autore fa materializzare per cerchi concentrici esplicativi e di approfondimento, dedicando pedissequa attenzione agli spazi altrimenti vuoti e agli aspetti accessori, aprendo parentesi e operando addentellati sia nel testo sia nelle note.

Nota critica a Natale Barca, I Gracchi. Quando la politica finisce in tragedia, Roma 2019,

Luigi Sandirocco
2019-01-01

Abstract

Il volume di Natale Barca dedicato alle figure e all’impatto storico di Tiberio e Caio Gracco fa seguito a una significativa produzione nella quale lo studioso ha passato al vaglio l’epoca di Mario e Silla (223-224)1, completando così il trittico sulla rottura dell’ordinamento e sulla crisi del sistema nella Roma tardorepubblicana. Il saggio si muove su più prospettive ma comunque in un grande affresco essenzialmente storico che origina gli aspetti sociali e giuridici, in ogni modo trattati non solo in derivazione. Il piano di lavoro è ben scandito e risulta tanto semplicemente quanto logicamente strutturato: una prima parte dedicata a Tiberio (11-130), quella centrale con funzione di interludio e di raccordo (133-172), la terza riservata a Gaio (175-220), con un brevissimo epilogo per la figura della madre Cornelia (221-222) passata alla storia per la frase a lei attribuita da Valerio Massimo nei Facta et dicta memorabilia, con la quale definì i figli Tiberio e Caio “i miei gioielli” (Val. Max. 4.4.4). Una costante che percorre il volume di Barca è la minuziosità di ricostruzione del quadro storico e la cura del particolare, senza lasciare nulla al caso, come se il lettore o lo studioso fossero posti di fronte a una ricomposizione che l’autore fa materializzare per cerchi concentrici esplicativi e di approfondimento, dedicando pedissequa attenzione agli spazi altrimenti vuoti e agli aspetti accessori, aprendo parentesi e operando addentellati sia nel testo sia nelle note.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11575/106084
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